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Le tre certezze di uno scommettitore professionista

Fra l’America e l’Europa l’oceano non si chiama Atlantico ma Handicap. Scommettendo su due soli possibili risultati (esempio: vittoria dei Lakers con più di 12,5 punti contro sconfitta o loro vittoria con meno di 12,5 punti di margine) le prospettive cambiano molto, così come il linguaggio. «Fare il 55%» significa che si sta dalla parte giusta della line il 55% delle volte. È comunque interessante ascoltare il guru assoluto dei consulenti americani per scommettitori «pro», Jim Barnes, al quale cinquant’anni di statistiche e record vincenti (in media 20% di rendimento annuo) hanno regalato tre certezze. La prima: le quote del 2010, in ogni sport, sono meno interessanti di quelle di vent’anni fa. Il web, con i suoi opinion leader e i suoi follower che fanno abbassare le quote sensate, ha ridotto la possibilità di vivere di scommesse a meno di giocare solo su «tarocchi» e certezze assolute. Seconda certezza del guru: l’ultima differenza rimasta fra i professionisti e i dilettanti informati è il money management, cioè la gestione delle puntate in base al proprio bilancio.

La terza: statistica e tendenze hanno valore negli sport dai punteggi alti, come il basket o il tennis, ma non in quelli dove il peso specifico di un punto (gol o touchdown che sia) è enorme. Conclusione: pochi colpi, solo su ciò che si conosce. Ci si divertirà di più, fra l’altro.
stefano@indiscreto.it

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