Il volto buono della globalizzazione. LArtigiano in Fiera aperto ieri (lo sarà fino a domenica) ha numeri impressionanti. A Fieramilano, dove sono attesi 3 milioni di visitatori - un assaggio di Expo - è allestito uno spazio di 150mila metri quadri di stand con 2.900 espositori provenienti da 109 paesi e 50 ristoranti tipici. In mostra - in quella che si vanta di essere la fiera del settore più grande del mondo - cè lintero pianeta: le imprese artigiane della Lombardia sono il cuore di questo mondo in miniatura. Un mondo ricco di creatività, e prezioso, basti pensare che le 265.301 aziende lombarde che trainano leconomia della regione sfiorano il 20 per cento delle imprese artigiane italiane. Ma accanto alle piazze lombarde del padiglione 2 cè lItalia e cè il mondo: dal cuoio lavorato e dipinto in Bolivia ai tessuti pakistani, al bronzo del Senegal. Gli intagliatori bergamaschi si confrontano con lartigianato afgano, lambra del mar Baltico compete con gli arredi in pietra lavica dellEtna. Dalla Terra santa arrivano i presepi in legno di olivo di Betlemme.
Cè il mondo ma la parola dordine è qualità, e dunque la competizione basata su tradizioni e sapere - come la chiama il presidente di Gefi Antonio Intiglietta - è «il volto buono della globalizzazione». Il sindaco Letizia Moratti ha ricordato tal proposito che la contraffazione provoca mancati introiti per lo Stato per almeno 5 miliardi e la perdita di almeno 130mila posti di lavoro.
Ma lArtigiano in Fiera è anche una nuova enorme piazza di Milano. «È diventato un appuntamento tradizionale, atteso e amato dai cittadini un po come lo era stata la Fiera Campionaria nei suoi anni doro - ha aggiunto il sindaco - una vera festa per tutta la città». Alla prima edizione, alla vecchia Fiera - ricorda Intiglietta - parteciparono 700 espositori. In gran parte lombardi, il 40 per cento italiani, il 10 europei. «La campionaria - riflette Intiglietta - permetteva alla gente di rapportarsi con il lavoro e i prodotti, finché la globalizzazione e la specializzazione non hanno indotto le imprese a una produzione estranea alla città». Poi la nuova svolta: «Qui - dice ancora Intiglietta - i fratelli minori osservano uno strano connubio. Il segreto è la centralità del lavoro e lo stupore per il lavoro». Il trasferimento nel sito della nuova fiera poi ha dato una mano: «La fiera è raggiungibile con grande comodità. Le visite medie sono 1,7 - calcola il presidente di Gefi - la gente torna anche due tre volte, la mostra è gratuita, lo scopo non è il profitto. In questi giorni siamo la piazza dItalia, del mondo». E come in una pizza il pastaio brianzolo strilla la bontà del suo prodotto ai passanti. Le famiglie arrivano per comprare i regali, per dare unocchiata, per passare una giornata alla vigilia delle feste. E nella piazza virtuale non cè pessimismo. «Qua - sottolinea lad di Fiera Milano, Enrico Pazzali - si respira unaria positiva mentre tanti sottolineano sempre e solo le cose che vanno male nel Paese».
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