Tre opzioni per l’azienda elettrica Sul tavolo resta il lancio dell’Opa

da Milano

Oggi il cda dell’Enel si riunisce per decidere la strategia nella vicenda Suez. Sul tavolo del consiglio, l’amministratore delegato Fulvio Conti porrà tre opzioni: rinunciare all’Opa, lanciarla, proseguire nell’iter per l’offerta. Esclusa la prima possibilità (questa scelta significherebbe vanificare l’impegno del governo e il lavoro di mesi di tutto il gruppo), restano le altre due. Il lancio dell’Opa non è escluso, ma per l’Enel significherebbe entrare in aperto scontro con il governo francese. Difficile, anche se non impossibile, una decisione simile già oggi. In questo momento Conti potrebbe invece scegliere di guadagnare qualche giorno in attesa di un chiarimento della posizione di Bruxelles: e sarebbe la terza opzione. Tenendo almeno per il momento la «pistola» dell’Opa sul tavolo, pronto a usarla in qualsiasi momento. I tempi per la fusione Suez-Gaz de France, comunque, non potranno essere brevissimi e lasciano al gruppo italiano un margine di manovra.
Intanto ieri Conti e il ministro alle Attività produttive, Claudio Scajola, hanno fatto il punto sulla vicenda Enel-Suez e, dice un comunicato, hanno esaminato in modo «approfondito il dossier Francia, inquadrato nelle strategie di sviluppo in Europa» ed è stato pure «analizzato lo stato del mercato energetico nazionale, anche in relazione alle partecipazioni estere». In Italia sono infatti già presenti sia Suez, sia Gaz de France, ma anche Edf (in Edison e attraverso la svizzera Atel), e persino Veolia, che ha rilevato le attività dell’Enel nel settore dell’acqua. Senza contare le partecipazioni nella grande distribuzione e nelle banche. Il ministero, almeno secondo indiscrezioni, vorrebbe mettere a punto una mappa delle partecipazioni francesi in Italia, la più completa possibile, in vista di un eventuale provvedimento di urgenza che potrebbe portare le aziende francesi al congelamento al 5% dei diritti di voto. Una indiscrezione che al momento non ha però trovato conferme.
Secondo agenzie di stampa già da ieri pomeriggio al ministero per le Attività produttive era al lavoro una «task force» che comprendeva rappresentanti dell’Enel per mettere a punto le contromosse per rispondere al veto francese.
«Quello che contestiamo è che la Francia abbia usato denaro pubblico, risorse dello Stato per acquistare una società privata violando le regole del mercato - ha detto Scajola -. Abbiamo chiesto all’Enel un’informativa sullo stato del dossier, utile per verificare una strategia complessiva dell’Enel».


Per il momento, invece, non si parlerà di fusione tra Enel ed Eni, come è stato ipotizzato da più parti: «Non è un argomento all’ordine del giorno. Sono due aziende presenti sul mercato internazionale e che vanno bene, lasciamole lavorare» ha detto Scajola.

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