Tre ore con il Rossini più «maturo»

Santa Cecilia si mobilita con molto anticipo per l’avvenimento più importante della attuale stagione , il debutto romano del Guillaume Tell, capolavoro estremo del trentasettenne Rossini nell’atto di dare l’addio al teatro, a Parigi, dopo aver scritto in soli 13 anni ben 34 opere. L’ultimo Guillaume Tell, ma in versione italiana per nulla affatto attendibile, si ebbe nel 1957 all’Opera, con Mario Filippeschi, tenore spavaldo ma poco credibile, che quella volta non si risparmiò nel «do di petto».
Questa volta il «do di petto», il giovane americano John Osborne (Arnold) non lo farà. Pappano, direttore dell’opera, e Cagli, in veste di studioso rossiniano, assicurano che: «quella nota non piaceva neppure a Rossini , e che era stata arbitrariamente introdotta dai primi interpreti». L’opera, che ha ben altri numeri da offrire, secondo Donizetti: «per tre atti era stata scritta da Rossini, e per un atto da Dio in persona» - il riferimento era al secondo dei quattro atti che compongono il monumentale «grand-opéra» rossiniano; servì di modello nel genere anche a Verdi, e Berlioz, nonostante le critiche, l’ammirò sotto il profilo orchestrale. Nonostante ciò, ancora oggi, a tutti incute una specie di timore reverenziale, al punto che difficilmente la si ascolta.
In verità ci sono anche altre ragioni che spiegano le rare apparizioni del Guillaume Tell. Innanzitutto perché, dopo l’edizione critica dell’opera curata dalla Fondazione Rossini di Pesaro, l’interprete deve scegliere preventivamente fra le numerose varianti e le aggiunte successive (a Roma, Pappano ha adottato la versione che Rossini, in partenza per l’Italia, qualche mese dopo il debutto, consegnò al direttore dell’Opéra di Parigi, con il suo benestare); ma anche perché i suoi quattro atti, per tre ore abbondanti di musica, spaventano gli organizzatori che, invece, programmano tranquillamente Wagner che quelle durate le supera regolarmente. L’alternativa di ricorrere a tagli impietosi è stata bocciata, memori dell’acuto avvertimento di Lele D’Amico: «Guillaume Tell intero è più breve di quello tagliato!»
Santa Cecilia ha pensato anche al pubblico, al quale offrirà, nei due intervalli, un «lunch box» rossiniano, al prezzo di 10 euro: quattro sandwich, farciti secondo ricette rossiniane, e una bottiglia d’acqua. Si può prenotare all’atto dell’acquisto dei biglietti.


Nel Guillaume Tell, in lingua francese con sopratitoli in italiano, debutta Pappano sul podio, Balatsch alla guida del coro, e sono impegnati, fra i solisti, oltre Osborne, Pertusi (Guillaume), Amsellem (Mathilde), Ellie Dehn (Jemmy), Esposito, Polverelli, Celso Albelo. Prenotarsi in tempo!
Auditorium. Sala Santa Cecilia. Guillaume Tell di Rossini. Sabato 24 novembre, ore 17; lunedì 26, ore 19,30; mercoledì 28, ore 19.30. Info: 06.8082058.

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