Cronaca locale

Tre pensionate dell’Est si sfogano davanti alla tv

De Capitani e «Le Presidentesse»: la commedia diventa un dramma

Viviana Persiani

Blasfemo, con atteggiamento di pietà e nel contempo di crudeltà nei confronti dei suoi personaggi; Werner Schwab, autore del primo dei Drammi fecali che domani prende vita, in prima nazionale, sulla scena della Sala Leonardo inaugurandone una stagione ricca di sorprese, utilizza la parola, e il linguaggio diventa teatro.
Elio De Capitani firmando la messinscena di Le Presidentesse (la carne oltre il verbo) dell'autore austriaco, ha raccolto la sfida di plasmare una materia in continua trasformazione, un'opera camaleontica che potrebbe assumere i colori della commedia, come quelli della tragedia, senza tralasciare i toni del giallo. Tre grandi attrici alla prova - Corinna Augustoni, nei panni di Maria, Anna Coppola (Erna) e Cristina Crippa (Grete) - offrono uno specchio nel quale ogni spettatore potrebbe riconoscersi, con i suoi drammi, le proprie follie, destabilizzato dalle ossessioni.
De Capitani, pur vivendo in pieno una forte crisi del teatro, derivante dalle continue riduzioni di budget previsti per il mondo del palcoscenico, con l'incapacità di prendere una decisione che possa nuocere al minore numero di persone possibili, rende omaggio al suo universo celebrando, sempre con la medesima passione e un brillante entusiasmo, il pianeta teatro. «Purtroppo - dichiara - siamo di fronte a un dilemma che non prevede soluzione se non quella peggiore per tutti; nonostante tutto mi sono avvicinato a questo testo scritto e rappresentato per la prima volta nel 1990 con la mente sgombra da ogni problema e pronta ad accogliere nuovi stimoli vivi che pervadono la scrittura di Schwab».
Ne parla come se fosse una grande opera...
«Si tratta di un testo talmente famoso sulle scene mondiali che i suoi tre personaggi addirittura, sono diventati dei classici. Le presidentesse è un'opera cult per gli addetti ai lavori anche se in Italia, forse non vide mai la luce, se non attraverso il lavoro di piccole compagnie. So che alla radio, due protagoniste d'eccezione tra le quali Mariangela Melato diedero voce a questa pièce di intrattenimento comico».
Ma è una commedia divertente?
«È un lavoro terribile perché parla di cose atroci, della quotidianità più banale, ma che appartiene alla cruda realtà della gente».
Chi sono queste donne?
«Sono le protagoniste di questa commedia di conversazione, se così la vogliamo definire. Tre misere pensionate della nostra Mitteleuropa, naufraghe della fede, abbandonate da Dio e isolate nel loro piccolo mondo conversano davanti al televisore che trasmette una messa papale. Parlano di tutto, della loro triste esistenza portando a galla verità scomode che appartengono al presente».
Qual è stata la sua impressione lavorando alla scrittura di Schwab?
«Ho constatato che gli argomenti trattati, anche se permeati di follia si nutrono di una forza di realtà davvero importante. Le tre attrici, hanno compiuto un grande lavoro straordinario cercando dentro ai loro personaggi calandosi fino in fondo accettando il gioco delle tre donne; proprio per questo non si deve parlare di un'interpretazione grottesca.

Inoltre, questa esperienza felice è stata resa tale anche grazie ad Andrea Taddei, un'interfaccia con la quale ho lavorato e che si è occupato di scene e di costumi; Taddei è stato abile a fare nascere tutto dalle attrici, che vestono abilmente i panni di tre donne madri colossali travestite da povere».

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