Economia

Le tre richieste di Telecom per aprire la rete fissa

Meno restrizioni dove la concorrenza è forte e aumento del canone ai gestori alternativi

Le tre richieste di Telecom per aprire la rete fissa

da Milano

Ieri il presidente di Telecom, Gabriele Galateri di Genola, ha detto: «sulla rete si dialoga con l’Autority. L’obiettivo è quello di arrivare ad una soluzione condivisa». Il Giornale è in grado di anticipare alcune richieste che l’ex monopolista sta facendo all’Agcom a valle dell’apertura della sua rete di telefonia fissa. In buona sostanza la posizione del gruppo è semplice: apriamo maggiormente ai concorrenti la rete, ma l’Authority allenti almeno tre obblighi regolamentari.
1. La differenziazione geografica dei mercati. Il mercato di Milano, per fare un esempio, ha una serie di operatori di telefonia fissa piuttosto aggressivi. Uno dei competitor, Fastweb, ha addirittura la sua propria rete a fibra ottica. L’unbundling (e cioè la possibilità per i concorrenti di utilizzare la rete Telecom) è già avanzato. Dunque qui per Telecom non sarebbero necessarie particolari attività regolamentari da parte dell’Agcom. Ovviamente la portata della novità dipende dal numero di aree geografiche che alla fine verranno individuate.
2. Aumentare il canone di unbundling per Telecom. Oggi i concorrenti debbono pagare ogni mese 7,64 euro. La richiesta dell’ex monopolista sarebbe quella di ritoccare all’insù questa tariffa. È una proposta che ovviamente gli operatori alternativi vedono come fumo negli occhi. Non si può, sostengono, pagare le inefficienze dei costi della rete Telecom, spostandoli sui competitor.
3. Telecom vorrebbe che si eliminassero i rigidi vincoli di replicabilità sulle proprie offerte. In sintesi: ogni nuovo prodotto pensato per i clienti residenziali deve essere offerto all’ingrosso anche ai concorrenti, così da metterli in grado di fare offerte simili ai propri clienti. Su questo aspetto l’Agcom è stata fino ad oggi molto dura, tenendo ferme diverse offerte di Telecom proprio perché mancava il presupposto di replicabilità (soprattutto per le costruzioni più complesse e a pacchetto che prevedono più servizi in una singola offerta commerciale, dalla Tv al mobile).
La nuova Telecom di Franco Bernabè sembra avere con il regolatore un rapporto molto più stretto e favorevole di quanto non avesse la gestione di Marco Tronchetti Provera. Il responsabile dell’Authority, Corrado Calabrò, ha nei mesi scorsi dato subito l’impressione di essere più conciliante. A ciò si aggiunga che presto potrebbe venire meno una delle spine nel fianco di Calabrò: il numero uno di Fastweb. Stefano Parisi.

Il suo probabile sbarco in Rai (ancora da definire le questioni retributive: un manager del privato deve accettare la riduzione di due terzi del suo stipendio per lavorare nel settore pubblico) priverebbe uno dei paladini (ovviamente pro domo sua) dell’assetto concorrenziale del nostro mercato di Tlc. Wind e Vodafone infatti sono più prudenti, mentre Bt (proprio ieri l’ad Corrado Sciolla era in visita da Calabrò) è più interessata al mercato business.

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