Le tre scosse per rigenerare il mercato

di Filippo Grassia

È in rottura prolungata il comparto delle scommesse sportive che nel 2011 ha accusato una flessione del 12,2%, pari a 600 milioni, e che continua a perdere terreno. Nello scorso mese di gennaio il movimento è stato pari a 448 milioni (348 in agenzia, 100 online) rispetto ai 565 milioni raccolti un anno fa (427 in agenzia, 138 online) con un decremento del 26%. Avanti di questo passo il fatturato finale supererà a stento i 3 miliardi. Per fortuna interverranno Europei di calcio e Olimpiadi a limitare il trend negativo. Ma c'è qualcosa di grave che non funziona in questo settore che dal debutto con i Mondiali di calcio del 1998 non ha mai conosciuto battute d'arresto. I motivi sono riconducibili in modo particolare alla rete parallela e ai siti illegali che drenano somme importanti (dai 2 ai 3 miliardi secondo Agicos), senza aver versato l'una tantum ad Aams e pagato tasse. E offrendo quote migliori. In attesa della sentenza delle Corte di Giustizia Europea, la situazione è in fase di stallo. E se a questo aggiungete la frenata dovuta allo scandalo dei risultati taroccati, vi renderete conto del perché i concessionari non se la passino bene e il movimento langua.
Il mercato potrebbe comunque avere un sussulto grazie alle novità introdotte da Aams dopo una riflessione protrattasi fin troppo a lungo. Innanzi tutto il betting exchange, di gran moda sui siti, specie nel gioco live, in cui uno degli scommettitori funge da banco.

In secondo luogo le scommesse virtuali che avevano riscosso un buon successo nel periodo di sperimentazione. Infine il palinsesto personalizzato che fra l'altro consentirà ai concessionari, in cambio di un aggio dell'1%, di gestire in esclusiva determinate giocate su un evento.

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