Politica

Le tre settimane che hanno sconvolto la città

Agosto da incubo con gli omicidi di Hina, della studentessa in chiesa e del pittore Bresciani

L’incredibile materializzato. Quindici giorni di omicidi, violenze, sangue. Brescia si è risvegliata in questo agosto con il cuore in gola: quattro casi di seguito, quattro storie di cronaca nera che fanno rabbrividire. Dietro il risvolto di una città che ha accolto gli immigrati, ma dove l’integrazione resta solo un miraggio. Il filo conduttore in almeno tre casi è la mano omicida di uno straniero. Allora prima la storia, la giovane pachistana sgozzata e sepolta nel prato di casa dal padre. È successo a Sarezzo, alle porte di Brescia. Era il 12 agosto: Hina massacrata dal papà con la complicità di uno zio e del cognato. Uccisa perché si rifiutava di accettare la legge islamica che gli imponeva un matrimonio combinato in patria. Lei era innamorata di un uomo italiano e voleva vivere all’occidentale. Sette giorni dopo la storia di Elena, 23 anni, maestra d’asilo, uccisa in una chiesa della periferia di Brescia dal sagrestano cingalese. Lui l’ha spinta, lei ha battuto la testa, poi il killer l’ha chiusa ancora viva in tre sacchi bianchi e ha lasciato che morisse per soffocamento nascosta in un sottoscala. Il giorno dopo un altro omicidio: la vittima è il pittore Aldo Bresciani, trovato morto in casa. A ucciderlo con una serie di coltellate un giovane maghrebino, arrestato il giorno dopo.
Ieri la quarta storia di sangue: efferata e macabra. Tre morti sgozzati. Il perché purtroppo è un dettaglio. Brescia ha paura. Il prefetto ieri ha convocato il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, i partiti si muovono: Lega, Alleanza Nazionale, ma anche l’Ulivo chiedono più controlli. Si parla di tolleranza zero. «Gli ultimi fatti di cronaca che interessano il territorio bresciano, impongono una riflessione ma soprattutto azioni concrete», dice la deputata di Forza Italia Chiara Moroni. «La risposta dello Stato dopo gli ennesimi fatti di sangue a Brescia - aggiunge l’onorevole ulivista Emilio Del Bono - deve essere immediata e durissima.

Ormai non più dilazionabile è che il governo nazionale attrezzi Brescia e il suo territorio di risorse e mezzi di ordine pubblico in modo adeguato».

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