Roma Berlusconi, stretto tra Colle e il test fedeltà sulla Lega, tira avanti con discreto ottimismo. I nodi sono noti ma nelle ultime ore alcuni grovigli legati al rapporto con il Carroccio sembrano dipanarsi. Capitolo missioni all’estero: sul punto la Lega ha gran voglia di smarcarsi per andare incontro alla pancia della base. La tesi: le missioni costano troppo e servono a poco. Sul punto, subito dopo lo strappo leghista col «sì» all’arresto di Papa, Castelli aveva mostrato i muscoli: «Voterò no al dl missioni, è una decisione personale di cui ho discusso con Bossi». Ora il decreto che rifinanzia le missioni piomba in Senato.
S’era anche pensato di rimandare il tutto, visto che il decreto scade il 10 settembre, ma il Carroccio pare aver sotterrato l’ascia di guerra. Nel giorno della morte di un parà in Afghanistan, è il ministro Calderoli a rassicurare sulla tenuta della maggioranza: «In questo momento provo tanta rabbia verso una missione che non condivido e non comprendo - dice - ma abbiamo ottenuto il rientro di almeno 2.070 nostri militari già entro la fine di quest’anno, una riduzione degli stanziamenti per le missioni internazionali e la definizione della durata della missione in Libia e quindi, proprio per questo, e per senso di responsabilità, rivoterò il decreto di rifinanziamento delle missioni militari».
Il secondo nodo riguarda il cosiddetto «processo lungo», ossia quella norma che permette alla difesa di ampliare la lista dei «testi pertinenti». Il testo dovrebbe arrivare in Aula domani e anche in questo caso si cerca di sondare quale sarà l’atteggiamento dei leghisti. Tuttavia gli uomini vicini a Berlusconi sottolineano come anche su questo punto non ci saranno strappi. La norma è passata già in commissione con il «sì» del Carroccio e difficilmente in Aula dovrebbero cambiare idea.
Più delicata la questione relativa a Marco Milanese, deputato pidiellino ed ex braccio destro di Tremonti, invischiato nell’inchiesta della cosiddetta P4. Domenica sera, dalla procura, alla Giunta per le autorizzazione a procedere di Montecitorio sono arrivate altre carte che lo riguardano. Oggi i parlamentari membri cominceranno a spulciarle e domani inizieranno la discussione.
Certo, il voto è previsto dopo l’estate ma la questione è delicata. Visto il precedente su Papa, come si comporteranno gli uomini di Bossi sul caso Milanese? Berlusconi sembra non fasciarsi la testa in anticipo e, forte delle rassicurazioni di Bossi che gli ha escluso contraccolpi sul governo, tira dritto. «A nessuno conviene rompere, andremo avanti fino al 2013» continua a ripetere ai più stretti collaboratori.
L’ostacolo più immediato, invece, riguarda la nomina del successore di Alfano al ministero della Giustizia. Sul tavolo resta ancora una rosa di nomi, seppur ridotta rispetto a qualche settimana fa. Ma, un po’ per i veti del presidente della Repubblica (Brunetta), un po’ per i rifiuti di alcuni candidati (Lupi), un po’ perché lo stesso premier non ha alcuna intenzione di accelerare il rimpiazzo, il nome giusto resta in freezer.
Certo, si potrebbe rinviare tutto a settembre, posto che mercoledì o giovedì il capo dello Stato dovrebbe partire per un periodo di vacanza. Ma lo stesso Quirinale avrebbe fatto presente di preferire di non tirarla per le lunghe con quel recente «non sono pronti».
Così, la pedina definitiva potrebbe uscire in seguito a un vertice del Pdl convocato per oggi, quando Berlusconi farà rientro a Roma per parlare - tra le altre cose - di rifiuti assieme al sindaco di Napoli De Magistris. I nomi per via Arenula si sarebbero ridotti a due: Brunetta, su cui però pesa il veto del Colle e Francesco Nitto Palma.
Quest’ultimo avrebbe un atout (o un handicap, a seconda dei punti di vista): ha ottimi rapporti con l’attuale presidente dell’Anm Luca Palamara, tanto da esserne stato testimone di nozze. E proprio Nitto Palma sembra essere il candidato in dirittura d’arrivo. Quando? Forse oggi o domani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.