Le tre «teste di cuoio» ora insieme al potere

All’Unità li chiamavano Bibì, Napoleone e Boogie. Bibì era Netanyahu, per distinguerlo da Yonatan, il fratello più anziano caduto a Entebbe. Napoleone era Ehud Barak, il soldo di cacio capace di pianificare la liberazione di un centinaio di ostaggi in Uganda, ma anche di presentarsi a Beirut in tacchi e gonnella per far fuori i capi di Settembre Nero. Boogie era Moshe Yaalon, il più giovane dei tre, ma anche il capo dal 1987 al 1989 di quell’élite della guerra conosciuta come Sayeret Matkal, o più semplicemente l’Unità.
Ora il trio della guerra, il terzetto dell’ardimento, è tutto con Bibì nella trincea del tredicesimo governo israeliano. Se Bibì già promette guerra senza quartiere al nucleare iraniano Ehud Barak, suo vecchio comandante all’“Unita”, è pronto ad assisterlo e dirigere, da ministro della Difesa, i blitz sulle installazioni di Teheran. Boogie, nuovo ministro della Sicurezza nazionale, deve, invece, coordinare le attività dei servizi segreti e valutare le minacce allo Stato d’Israele. Ma a far da cemento al lavoro delle tre ex teste di cuoio consegnate alla politica c’è sempre quel comune passato nelle file di Sayeret Matkal, l’unità più temuta delle forze speciali israeliane, gli specialisti delle missioni impossibili, i guerrieri super selezionati famosi per il motto “Chi osa vince”, mutuato direttamente dalle Sas inglesi.
Proprio ai vecchi nemici britannici pensava Avraham Arnan, l’ex guerrigliero dell’Haganah che nel 1957 fondò e comandò il corpo d’élite destinato, pur restando segreto per quasi un ventennio, a creare il mito delle teste di cuoio israeliane e dei loro blitz. La loro prima attività confermata risale al 1968, quando l’Unità mette a segno il sabotaggio di una centrale elettrica e di un ponte egiziano. Il vero apogeo inizia con il comando di Ehud Barak. Nel giugno 1972 Napoleone, vestito in tuta bianca da tecnico aeroportuale, guida il sottoposto Bibì e una decina di commilitoni all’assalto di un aereo della Sabena dirottato all’aeroporto di Tel Aviv da un commando palestinese. Dieci minuti dopo due dei terroristi sono morti e due gravemente feriti mentre il futuro premier Netanyahu, che intanto ha crivellato di colpi un dirottatore nascosto nella toilette, si tampona una ferita da fuoco amico.
Ma la vera leggenda è l’Operazione Entebbe. Pianificata da Barak e affidata a Yonatan, il fratello più anziano di Bibì, unico caduto del blitz, la missione ugandese di Sayeret Matkal diventa il simbolo della capacità d’Israele di superare ogni limite pur di salvare i propri concittadini.

E nel settembre 2007, con il vecchio Napoleone alla Difesa, gli incursori di Sayeret Matkal ridiventano protagonisti di un nuovo film infiltrandosi in Siria e prelevando i campioni di terreno che provano i progetti nucleari della Siria e portano, giorni dopo, al bombardamento di un reattore al plutonio fornito dalla Corea del Nord.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica