Cultura e Spettacoli

Trecento pagine nel nome della madre

Trecento pagine nel nome della madre

Il 26 ottobre 1977, all’indomani della morte di sua madre, Henriette Binger, con la quale ha sempre vissuto, Roland Barthes (Cherbourg, 12 novembre 1915 - Parigi, 26 marzo 1980) scrive una breve scheda che testimonia il suo dolore. È l’inizio di un tormentatissimo percorso al termine del quale, il 15 settembre 1979, le schede saranno oltre 300. Quel lavorio interiore, profondamente autoanalitico, del quale l’autore non volle mai pubblicare nulla, né farne parola con alcuno, è ora diventato il «Journal de deuil» (Diario del dolore), pubblicato dall’Institut Mémoires de l’édition contemporaine (Imec) e dalle edizioni Seuil. Il Barthes che vi troviamo ci sorprende, essendo molto diverso dal fiero paladino della modernità.

Tanto diverso da dar ragione al suo allievo Alain Filkielkraut (nella foto tonda qui sopra), il quale collocò, in un celebre scritto, il proprio maestro nel pantheon degli antimoderni, in compagnia di De Maistre, Chateaubriand, Baudelaire e Péguy.

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