La tremenda vendetta della ragazza samurai

Se c'è una cosa che a Netflix riesce bene sono le serie animate per adulti

La tremenda vendetta della ragazza samurai
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Se c'è una cosa che a Netflix riesce bene sono le serie animate per adulti. Spesso in questo contesto si riscontra molto meno buonismo e i prodotti risultano molto più spontanei e complessi. Insomma sono meno addomesticati.

È il caso della serie anime, destinata a un pubblico adulto, Blue Eye Samurai. Creata da Amber Noizumi e Michael Green con una produzione canadese-americana e con uno staff in larga parte asiatico o di origini asiatiche, Blue Eye Samurai è una sciarada di vendetta, un ibrido di generi che intreccia tantissimi temi: la crescita personale, l'emancipazione, l'identità sessuale, il razzismo, il colonialismo. Ma il tutto è giocato evitando la banalità dei luoghi comuni e, soprattutto, con una grafica di essenziale bellezza che sembra portare a disegno le ambientazioni e la fotografia di certi film di Kurosawa.

Veniamo alla trama ridotta alla sua essenza affilata come una katana. Tutto si svolge nel 1633, dopo che i mercanti occidentali sono stati banditi dal Giappone. Mizu, nata dalla violenza su una donna giapponese da parte di uno degli unici quattro bianchi residenti in Giappone dopo il decreto di espulsione, viene perseguitata e umiliata, perché la si considera la figlia di un demone. Travestita da maschio e dopo un duro apprendistato nella fucina di un fabbro, cercherà la sua tremenda vendetta. E diventerà davvero un demone che non si ferma davanti a nulla.

Lungo il suo percorso di sangue intreccerà la sua vita con quella di moltissimi altri personaggi. Se avete amato personaggi come l'Itto Ogami della serie sui samurai più famosa di sempre non potrete che amare questo cartone.

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