Tremonti: "La Brambilla? Non me ne importa un tubo"

Il vicepresidente di Forza Italia liquida così il dibattito sui Circoli, poi boccia il partito unico: "Meglio un rassemblement sui valori comuni"

Tremonti: "La Brambilla? Non me ne importa un tubo"

Nostro inviato a Gubbio

«Ho un limitato interesse per i temi di tecnopolitica». Ce la mette tutta Giulio Tremonti per cercare di dribblare la questione Partito della libertà e più d’una volta, seppure con garbo, preferisce rimpallare le risposte al suo interlocutore. Tanto che a Maurizio Belpietro, il direttore del Giornale che lo intervista nella giornata conclusiva della Scuola di formazione di Forza Italia, arriva a chiedere «due minuti di autogestione» per poter finalmente dire la sua. Un duetto, quello tra Tremonti e il suo intervistatore, che va avanti mezz’ora buona, con l’ex ministro dell’Economia che alla fine cerca di chiudere la querelle con un pizzico di ironia. Perché, dice, ormai «abbiamo dimostrato tutti e due di essere belli vivaci».
Alla fine, però, quando il faccia a faccia va avanti da oltre un’ora, sono già passate le due di pomeriggio e in sala sono in molti a pregustare il pranzo, anche uno solitamente tenace come Tremonti mette da parte la diplomazia. E dice chiaro di non essere d’accordo con l’appello di Giuseppe Pisanu, che sempre da Gubbio venerdì aveva chiesto a Silvio Berlusconi di lanciare subito «la grande aggregazione dei moderati» individuando nel processo unitario del Pd un «concorrente». E anche lui, come d’altra parte Pisanu, ripete un ragionamento già fatto la scorsa settimana durante il vertice in Sardegna a villa Certosa. «Le aggregazioni di partito - dice - non sono una somma di scrivanie». Insomma, «c’è il rischio che per unire l’esistente si perda quello che già si ha, si perda l’identità». Poi l’affondo: «Rifiuto argomenti del tipo “lo fanno loro lo facciamo anche noi”. Se noi vogliamo andare in una direzione per emulare il Truman Show di Veltroni sbagliamo».
Insomma, dopo Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto giovedì e Pisanu venerdì, da Tremonti - che di Forza Italia è vicepresidente - arriva quella che in molti nel partito vedono come una sorta di terza linea. Perché se i primi puntano sul rilancio di Forza Italia sul territorio e non escludono che questa possa essere una buona base di partenza per il futuro partito unico, l’ex ministro dell’Interno immagina un’aggregazione dei moderati in stile post Dc che possa comprendere anche personalità come Pezzotta o Montezemolo. Tremonti, invece, disegna «un cammino» che porti a «una forma politica» che lui definisce «rassemblement» o «confederazione» nella quale la questione «centrale» sia quella dei «valori». E con la Lega, spiega, «credo che la formula percorribile sia quella dei Cdu-Csu, dei partiti fratelli». Solo dopo, si può iniziare «progressivamente» il processo di aggregazione.
Roberto Formigoni, anche lui a Gubbio, guarda al partito unico in chiave ancora diversa. Perché, spiega il governatore della Lombardia, prima bisogna tornare ai «vertici lontano dai riflettori con anche Casini». Poi, «rilanciato il centrodestra», si può pensare a un’aggregazione che abbia come guida il Ppe e che «non prescinda dall’Udc». Mentre Claudio Scajola ribadisce la centralità del partito: «Cerchiamo le ragioni dell’unione, ma non dimentichiamo che Forza Italia ha delle persone e dei quadri dirigenti assolutamente di livello».
E in chiave Partito della libertà, a Gubbio tiene ancora banco Michela Vittoria Brambilla. Tanto che quando Belpietro chiede conferma a Tremonti delle indiscrezioni secondo cui si sarebbe voluto dimettere dal partito in polemica con la presidente dei Circoli, la prima fila della sala plenaria dove siedono tutti i vertici azzurri ha un attimo di sbandamento. Replica l’ex ministro: «Dimettermi? E da cosa visto che il mio ruolo di vicepresidente non è stato ancora formalizzato». Poi affonda il colpo: «Su questi problemi mi pongo in termini radicalmente diversi. Per essere chiari, non me ne frega un tubo. Credo che il problema, infatti, non sia prendere qualche voto in più. E per questo dobbiamo investire sui valori».
Più cauto Scajola. «Ben venga la Brambilla - dice - perché il movimentismo sul territorio serve a raccogliere i senza tessera».

Posizione che non è propriamente quella di Lino Jannuzzi, che venerdì mattina ha dedicato alla rossa presidente dei Circoli la sua rassegna stampa mattutina. Leggendo e commentando uno dopo l’altro finti articoli non certo elogiativi.

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