Tremonti: «I tagli ai parlamentari? Sono solo l’aperitivo della stretta»

RomaIl taglio del 5% agli stipendi dei parlamentari? «È solo l’aperitivo», commenta Giulio Tremonti al termine della riunione dei ministri finanziari europei a Bruxelles. Il ministro dell’Economia ha discusso coi colleghi la situazione dei conti pubblici dei vari Paesi, e per quanto ci riguarda appare piuttosto tranquillo: «L’Italia - dice - ha ricevuto indicazioni nel dicembre scorso per la correzione dei propri conti: intendiamo rispettare quegli impegni e quei numeri, non ci è stato chiesto nient’altro». La correzione, spiega, si farà «senza aumentare le tasse e senza toccare i più deboli: interverremo sulla spesa pubblica là dove è meno produttiva».
Se, dunque, l’Europa non ci chiede ulteriori interventi, il quantum della manovra resta quello indicato dall’ultima Relazione unificata: un taglio di 1,6 punti percentuali di pil, pari a poco più di 25 miliardi di euro, nel biennio 2011-2012. Oggi Tremonti illustrerà il menù dei possibili interventi a Silvio Berlusconi, e tuttavia già anticipa le linee guida dell’intervento: «no» a nuove tasse, nessuno stravolgimento del sistema pensionistico che «funziona bene», ma lotta agli sprechi che si annidano nel bilancio dello Stato, all’evasione fiscale ed agli abusi per quanto riguarda le pensioni di invalidità.
«È ora di ridurre effettivamente il peso della mano pubblica senza che ciò abbia un impatto negativo sulle persone che hanno di meno - spiega il ministro dell’Economia - mentre dovranno preoccuparsi gli evasori fiscali e i falsi invalidi. Meno soldi pubblici vuol dire meno corruzione». Da quando la riforma del Titolo V della Costituzione ha trasferito agli enti periferici la gestione delle pensioni d’invalidità, la spesa per questi trattamenti è esplosa da 6 a 16,5 miliardi di euro. Da un’indagine condotta dall’Inps su 200mila posizioni nel primo trimestre 2010 si è scoperto che circa l’11% degli invalidi non ha alcun diritto al trattamento, dunque ci sono ampi margini di intervento. Nella manovra, che sarà presentata entro giugno, «ci saranno misure di grande interesse ed efficacia sulla spesa pubblica: la nostra impressione - osserva Tremonti - è che ci siano vaste aree di spesa improduttiva, che può essere ridotta senza produrre effetti recessivi».
Tremonti definisce «confuse» le indiscrezioni circolate sui contenuti della manovra. D’altra parte i macro-settori della spesa pubblica sonno sempre gli stessi: pubblica amministrazione, sanità, pensioni, trasferimenti agli enti locali. Agli interventi in queste aree, si aggiungerà il taglio ai costi della politica, di cui la limatura del 5% degli onorevoli stipendi «è solo l’aperitivo». Pare inevitabile il rinvio dei contratti pubblici, così come la riduzione delle «finestre» dei pensionamenti (con qualche incertezza su quella del luglio di quest’anno). Ci saranno interventi sulla spesa sanitaria e farmaceutica, probabilmente sulle retribuzioni degli alti dirigenti pubblici e, come si è detto, una «stretta» sui falsi invalidi.
La «lotta agli sprechi e alle ruberie» è una delle condizioni poste dalla Cisl per accettare il blocco della contrattazione pubblica. «Presumo che ci troveremo, come negli altri Paesi europei, davanti alla sospensione degli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici - dice il segretario cislino Raffaele Bonanni - ma voglio sapere che cosa il governo mi dà in cambio: allora ci assumeremo tutte le nostre responsabilità e diremo che si può fare». Di tutt’altro genere le dichiarazioni del segretario Pd, Pier Luigi Bersani: «Quando Tremonti annuncia lotta agli evasori, di solito arriva un condono». Il governo deve spiegare agli italiani una manovra «lacrime e sangue», dice il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, che per il momento esclude però il ricorso agli scioperi. Per Antonio Di Pietro, «come al solito pagheranno i più deboli». la promessa di evitare nuove tasse è invece apprezzata dalle piccole imprese aderenti alla Confapi.
Nel corso della discussione a Bruxelles, Tremonti ha sollecitato i colleghi dell’Eurogruppo a considerare anche il debito privato, oltre che quello pubblico, nelle nuove norme che riformeranno il Patto di stabilità.

«Noi vogliamo ridurre il debito pubblico - spiega Tremonti - ma non vogliamo che le nostre pur modeste virtù siano annullate dalla continuazione di vecchi vizi altrui: alto debito privato, carte di credito, famiglie indebitate al 200% del reddito».

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