Roma La stagnazione economica in atto «proseguirà almeno fino a metà del prossimo anno» e, con gli spazi di politica monetaria che si stanno riducendo, bisogna intervenire con misure di politica economica. «Azzerare le conseguenze della crisi non è un obiettivo realistico - osserva Mario Draghi - ma attenuarne il peso, e preparare il terreno per il rilancio, è possibile. Le politiche nazionali contano». Il governatore di Bankitalia dice «sì» a una presenza dello Stato nel capitale delle banche in difficoltà, purché l’intervento sia «temporaneo e non intrusivo». A rassicurare il mondo bancario arrivano le parole di Giulio Tremonti: l’intervento nelle banche è solo «una transitoria e strumentale necessità», dato che per un governo «avere azioni di banche nuoce gravemente alla salute». Politica, ovviamente.
Tremonti e Draghi si incrociano al palazzo della Cancelleria, intervenendo alla tradizionale Giornata del Risparmio. Il ministro ha appena lasciato Palazzo Chigi dove, durante la riunione di Consiglio, ha detto che è meglio prender tempo sulle risposte anti-crisi. Al mondo bancario, presente in forze, Tremonti lancia un messaggio tranquillizzante: «Non è compito del governo avere banche. Detenerne le azioni può essere una transitoria necessità, ma l’unico nostro compito è di tutelare il sistema ed il risparmio. Per questo - spiega il ministro - l’intervento è stato studiato nella logica della tenuta del sistema, e senza metterci un euro: è fatto in funzione della prevenzione». L’intervento si farà solo «se necessario, e se richiesto - puntualizza il ministro - e comunque in conformità agli standard europei e in piena concordia con il sistema bancario e con la Banca d’Italia». È quello che i banchieri volevano sentirsi dire. Tremonti vi aggiunge l’adozione indispensabile di un codice etico, e la richiesta di una remunerazione «fortemente adeguata».
Alle banche, il governatore chiede a sua volta un «approccio pragmatico» al problema della ricapitalizzazione. Sollecita l’adozione di misure per irrobustire la base patrimoniale: dismissioni di attività non strategiche, decisioni rigorose sui dividendi, ricorso al mercato e uso delle risorse messe a disposizione dallo Stato. Draghi ricorda che nelle scorse settimane sono stati approntati tutti gli strumenti perché il nostro sistema bancario, «ben più sano di altri», torni alla normalità. Ad esempio le linee di finanziamento illimitato da parte della Bce, alle quali i nostri istituti stanno facendo ricorso «in misura modesta». I provvedimenti adottati in Italia «hanno tranquillizzato i risparmiatori, e stanno alleviando le tensioni sul mercato interbancario. I depositanti sono al sicuro».
Adesso, per il governatore la sfida è di evitare che l’inasprimento delle condizioni creditizie per imprese e famiglie, e il peggioramento del ciclo economico, si rafforzino a vicenda in una spirale negativa. Bankitalia nei prossimi giorni proporrà la creazione di un nuovo sistema «per restituire fluidità agli scambi». Ma è soprattutto necessario che le banche siano «particolarmente attente» nella gestione dei rapporti con le famiglie, soprattutto quelle più vulnerabili dal punto di vista finanziario. Draghi segnala che l’intesa governo-Abi sulla rinegoziazione dei mutui trova difficoltà ad essere applicata. E chiede alle banche di non utilizzare più l’Euribor come ancora per i tassi variabili dei mutui casa. Dal punto di vista fiscale, si potrebbe ridurre l’imposta sui depositi, che penalizza i risparmiatori e svantaggia le banche nel confronto internazionale.
In questo quadro, conclude Draghi, l’economia italiana «soffrirà, come tutte le economie avanzate». Ma puntando sull’alto risparmio delle famiglie, su un sistema produttivo vitale e su un sistema finanziario fondamentalmente solido, «sopporterà la crisi con danni limitati e buoni presupposti di ripresa».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.