Con un Paese europeo, per quanto non grande come l’Irlanda, che prevede un deficit pubblico 2010 al 32% del pil, è davvero difficile che la Commissione e l’Ecofin possano fare la voce grossa con gli altri. E così, alla riunione «informale» dei ministri finanziari e dei governatori dei Ventisette, il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Junker e il commissario all’Economia Olli Rehn smorzano i timori legati al nuovo patto di stabilità: «Non c’è un problema particolare per l’Italia, non vedo la vedo sulla soglia delle sanzioni». Quanto al metodo con cui valutare la situazione del nostro debito pubblico, Junker ricorda che si terrà conto di altri fattori. «Nella situazione debitoria di un Paese - osserva Olli Rehn - si terrà conto anche dell’indebitamento privato, nella misura in cui ha un impatto sulla capacità di un Paese di servire il debito pubblico».
In ogni caso, Giulio Tremonti assicura che l’Italia «non teme» le nuove regole del patto. «Il conto algebrico di attivi e passivi dei conti pubblici ci mette in zona di sicurezza». L’Italia, si sa, aggiunge il ministro dell’Economia, ha un debito pubblico alto, «ma a fronte di ciò abbiamo anche un enorme attivo, le case, banche solide, un sistema pensionistico in ordine. Se si sommano tutti questi fattori - spiega - fra tre anni magari ci si renderà conto che non c’è bisogno della correzione di cui alcuni parlano».
L’Europa accoglie dunque la tesi propugnata dal ministro dell’Economia, che vede una valutazione complessiva dei debiti pubblico, privato e delle imprese. «Se questa logica passa, e sembra che stia passando - commenta Tremonti - è un bene per tutti, non solo per l’Italia». E in ogni caso, Rehn esclude la retroattività: nessun obbligo di ridurre il debito dal 120% al 60% del pil con cadenza annuale del 3% (40 miliardi circa).
Il rafforzamento del patto di stabilità sarà riesaminato dall’Eurogruppo di ottobre. Ieri, alla riunione «informale» ha tenuto banco la crisi finanziaria irlandese. I Paesi dell’area euro hanno promosso le misure aggiuntive prese da Dublino, e anche dal Portogallo, per risanare i conti pubblici. Ma sul bilancio dell’Irlanda pesano come macigni gli oneri dei salvataggi bancari, quasi 50 miliardi di euro, tanto che il deficit pubblico potrebbe raggiungere quest’anno il 32% del pil, e sarà necessario aumentare le tasse. L’agenzia Fitch fa sapere che il rating del Paese «non è garantito». Il governo si impegna a riportare il disavanzo sotto controllo entro il 2014, con quello che il presidente della Bce Jean-Claude Trichet definisce «un impegno cruciale». Un fondo di salvataggio, costituito durante la crisi greca, è pronto a funzionare.
All’Ecofin si è parlato anche si seggio europeo al Fondo monetario internazionale. Dominique Strauss-Kahn ha presentato un progetto per accorpare i seggi nazionali, ma su questo tema i tempi non sono maturi.
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