Tremonti: «Una scelta molto positiva» E l’Unione applaude

Il consenso è generale, si smarcano Prc e Dc. Dal ministro dell’Economia stoccata al leader di Confindustria. Ronchi (An): «Scelta prestigiosa»

Massimiliano Scafi

da Roma

Buono, ottimo, per qualcuno addirittura «perfetto». Mario Draghi piace a Romano Prodi, piace a Beppe Pisanu, piace a destra, a sinistra, a Roma, a Bruxelles, a sindacati, a imprenditori. Piace persino a Giulio Tremonti, che pure per Palazzo Koch puntava su un altro nome. Ma adesso, dice il ministro dell’Economia, va bene così, «è una scelta fortemente positiva». E non c’è nessun conflitto d’interessi, spiega, «la nomina è stata buona e presa all’unanimità dal Consiglio dei ministri». Tremonti, incassata l’uscita di scena di Antonio Fazio, si considera comunque tra i vincitori della partita. E quindi polemizza con Luca di Montezemolo: «Il presidente della Confindustria dice di aver denunciato già in maggio i vertici di Bankitalia e il sistema di controllo sul risparmio e sul credito? E io ricordo di essere stato il solo a dire queste cose all’epoca dei crac del 2003 e del 2004, quando a rimetterci i soldi sono stati risparmiatori e pensionati».
Forte di un viatico bipartisan, SuperMario dunque può partire con il piede giusto. E una volta tanto anche il Professore si dice d’accordo con il Cavaliere: «Una scelta di alto profilo e di grande credibilità a livello internazionale. Il nuovo governatore, ne sono convinto, saprà restituire a questa istituzione la dignità messa a dura prova dalle drammatiche vicende che hanno scosso il sistema finanziario italiano. Nei mesi scorsi ho espresso più volte preoccupazione per il deteriorarsi della situazione e per il danno d’immagine. Ora l’impegno e la qualità del governatore sapranno restituirci il prestigio». Bene Draghi per la Margherita. «Un’ottima scelta», dice Lamberto Dini. Bene pure per i Ds. «Per competenza, autorevolezza e prestigio - dice Vannino Chiti - corrisponde alle necessità del Paese».
Soddisfazione pure sul fronte governativo. Sono state giornate dure, rivela il ministro dell’Interno: il giro d’orizzonte di Berlusconi, la trattativa con il centrosinistra, il consulto con il capo dello Stato, la decisione finale. «Il miglior commento - dice Beppe Pisanu - sta nella decisione unanime con cui è stata fatta questa scelta, peraltro preceduta da una scrupolosa esplorazione condotta dal presidente del Consiglio, consultando anche l’opposizione». per Fabrizio Cicchitto «sarà un governatore super partes». Per Michele Vietti, Udc, sottosegretario all’Economia, «la nomina di Draghi è stata espressa con rapidità e determinazione e dimostra la capacità di governo del centrodestra». Per Andrea Ronchi, portavoce di An, il nuovo governatore è «una personalità che per competenza e professionalità accrescerà sicuramente il prestigio dell'istituzione bancaria». Via libera, dopo qualche perplessità iniziale, pure dalla Lega. «È il massimo in circolazione per esperienza, competenza e prestigio internazionale - commenta Roberto Calderoli -. Non avremo difficoltà ad andare d’accordo con lui. Anche se è di Roma, sappiamo che ama molto la montagna».
Applausi pure da Epifani, Angeletti, Pezzotta, Confartigianato. Apprezzamento a Bruxelles. «Siamo soddisfatti - dice il portavoce della commissione Ue - perché la crisi al vertice della Banca d’Italia è stata risolta rapidamente e bene. Mario Draghi ha un curriculum solido e un’esperienza riconosciuta a livello internazionale».
Ma c’è anche qualche voce fuori dal coro. Come quella di Rifondazione comunista, secondo cui Draghi «non rappresenta il migliore dei governatori possibili». Perché? «Perché senza particolari esperienze del mondo bancario - sostiene Paolo Ferraro, responsabile economia del Prc - è stato direttore generale del tesoro dal 1991 al 2001 e quindi gestore della fase di privatizzazioni selvagge che tanti danni hanno fatto al tessuto produttivo del nostro Paese. Passiamo da un errore all’altro, dal protezionismo familistico e furbesco di Fazio a una pura e semplice riapertura al mercato che destrutturerebbe ulteriormente il sistema bancario». O come quella, particolarmente abrasiva, di Paolo Cirino Pomicino: «È il segnale che l’Italia è in vendita». O quella della Dc di Gianfranco Rotondi: «Una scelta sbagliata.

Non per la persona, che è degnissima, ma per il fatto che si tratta di un banchiere d’affari, una cosa estranea alla tradizione di Palazzo Koch». E mentre i radicali rispolverano il caso Telekom Serbia, Marco Rizzo del Pcdi prima di giudicare vuole «aspettare i fatti».

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