Treno fuori orario e il passeggero vince la causa con le Ferrovie. Francesi però

Un avvocato, che non arrivò in tempo in tribunale e perse la causa, è stato rimborsato con cinque mila euro per mancato guadagno, danni morali e spese legali. In Italia possibile solo il rimborso, sotto forma di bonus per un altro biglietto, dopo un ritardo che varia dai 25 ai 60 minuti in base alla classe del convoglio

Una sentenza destinata a fare storia in Francia, ma soprattutto a gettare nel panico, vista la sua proverbiale «efficienza», Trenitalia. Un avvocato infatti ha vinto la causa contro la Société nationale des chemins de fer français, per un ritardo di un treno locale che gli ha fatto perdere una coincidenza e quindi una causa in tribunale. In tutto poco meno di 5mila euro tra mancato guadagno, danni morali, spese legali. E ora si teme una valanga di ricorsi. E soprattutto l'inizio di un contenzioso anche nel nostro Paese.
Creata il 1 gennaio 1938 dal governo di Camille Chautemps, raggruppando cinque società private che fino ad allora gestivano il traffico ferroviario in Francia. La Sncf era inizialmente una società mista di cui lo stato possedeva il 51 per cento mentre il restante pacchetto azionario apparteneva agli azionisti delle precedenti compagnie. Creata per durare 45 anni, alla scadere del 31 dicembre 1982 l'azienda tornò in mano allo Stato. Attualmente occupa 175mila dipendenti e ogni giorno sui suoi 32mila chilometri (1.500 di linee ad alta velocità e 14.500 di linee elettrificate) fa circolare circa 14mila treni.
E proprio uno di questi 14mila convogli, un locale per la precisione, nel giugno del 2008 arrivò con un sensibile ritardo a causa di uno scambio difettoso. Quel giorno l'avvocato Remi Roquette perse coincidenza, caso da discutere in tribunale e fece causa alle Fncf. In primo grado i giudici gli diedero torto, accusandolo di «imprudenza» per aver calcolato solo 17 minuti fra il suo treno e la coincidenza successiva. Il 22 settembre scorso la corte d'Appello ha rovesciato la sentenza, considerando che non solo non vi era stata alcuna «imprudenza» da parte del viaggiatore, ma al contrario era la Sncf ad avere «l'obbligo contrattuale di trasportare i passeggeri a destinazione in orario, tanto per i treni di lunga percorrenza quanto per quelli locali». I magistrati hanno quindi condannando le Ferrovie a pagare 2.836,12 euro per il mancato guadagno professionale, 500 euro per i danni morali e 1.500 euro di spese legali. La Sncf non ha presentato ricorso, per cui il precedente deve considerarsi ormai parte della giurisprudenza: Roquette da parte sua ha detto di sperare che la sentenza convinca l'ente ferroviario ad occuparsi un po' di più dei convogli locali e meno dell'alta velocità.
Ben diversa la situazione in Italia dove le Ferrovie dello Stato al massimo possono pensare a un rimborso del biglietto in caso di ritardo, ed esclusivamente sotto forma di buono. Elencando anche il tempo minimo previsto: 25 minuti, nel caso di treno Eurostar Italia Alta Velocità (AV e AV Fast), Eurostar Italia (ES e ES Fast); 30 minuti nel caso di treno Intercity, Intercity Plus, Eurocity per il percorso nazionale (esclusi treni Cisalpino), Eurostar City Italia; 60 minuti nel caso di treno Intercity notte o Espresso. In questi casi dunque i viaggiatori avranno diritto ad un bonus valido per l'acquisto, entro sei mesi dalla data del rilascio, di altri biglietti di viaggio, senza diritto ad alcun rimborso o resto in danaro.

Fino a quando il primo passeggero riuscirà a spuntare da un giudice rimborsi e danni, materiali e morali. E a quel punto per Trenitalia, vista la non impeccabile puntualità dei suoi convogli, saranno veramente dolori.

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