Duro scambio di accuse tra Israele e l’Onu sul bombardamento di un edificio nel rione Zaitun di Gaza dove, secondo fonti palestinesi, sono rimasti uccisi circa 30 civili.
Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento umanitario (Ocha) il 5 gennaio un magazzino, che ospitava in prevalenza donne e bambini è sato colpito dal fuoco israeliano. Un portavoce militare di Gerusalemme, maggiore Jacob Dallal, ha però escluso, al termine di una inchiesta preliminare, che l’edificio sia stato colpito intenzionalmente. Il portavoce ha anche smentito che il giorno precedente all’eccidio i soldati abbiano ordinato ai civili palestinesi di chiudersi nell’edificio, come affermato da alcuni testimoni.
L’esercito con la stella di Davide ha anche smentito con decisione che sia stato colpito l’altro ieri dal fuoco israeliano il conducente di un automezzo dell’Unrwa, l’ agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, a breve distanza del valico di Erez. La sua morte, ha detto un portavoce, non è imputabile ad Israele e va semmai attribuita ai miliziani palestinesi.
Ieri l’Unrwa aveva denunciato che le forze israeliane avevano attaccato un suo convoglio, uccidendo - a seconda delle fonti - uno o due autisti. Dopo l’incidente, l’agenzia dell’Onu ha sospeso la distribuzione di aiuti alimentari nella Striscia.
Trenta vittime Accuse dell’Onu: bombardati i civili
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