TREZZO D’ADDA Undici case «fai da te»

Basta con l’agenzia immobiliare, con immancabile provvigione e con il mutuo che magari toglie il sonno. A Trezzo sull’Adda, in provincia di Milano, c’è chi si è adeguato al vecchio proverbio: «Chi fa da sé, fa per tre». Le case, giorno dopo giorno, se le sono costruite. E così l’altro pomeriggio, attraverso un sorteggio pubblico, quegli appartamenti sono stati assegnati. Stiamo parlando di una palazzina «cresciuta» in via Salvador Allende: undici famiglie sono riuscite a realizzare il sogno. Ovvero altrettanti alloggi di 90 metri quadri, suddivisi in quattro locali, per 125mila euro rispetto ai 200mila stando ai prezzi del mercato. Tutto questo grazie a una «formula magica»: l’autocostruzione, capace di abbattere i costi determinati da un intelligente accordo tra pubblico e privato.
Il progetto è nato dalla collaborazione tra Comune, che ha ideato l’iniziativa, la Regione Lombardia che ci ha messo risorse le, e Alisei, l’associazione milanese che ha curato la selezione e poi l’edificazione dello «scheletro» dell’edificio. Il terreno è stato pagato dall’amministrazione comunale. Il Pirellone invece ha concesso il 15 per cento del valore complessivo, senza un centesimo d’interessi, da restituire in dieci anni. E le famiglie coinvolte? Loro hanno messo tanto olio di gomito. «Con questo metodo i costi di costruzione si abbattono fino al 60 per cento - spiega Simona Montesi di Alisei - l’esperienza di Trezzo è stata molto positiva». Soddisfatto del risultato Giorgio Colombo, assessore alle Politiche Sociali: «Diamo un bel taglio alla lista d’attesa per le case popolari, promuovendo una logica diversa dall’assistenzialismo fine a se stesso. Con l’autocostruzione le famiglie in difficoltà si sono rimboccate le maniche». Seguendo la via tradizionale, gli undici assegnatari avrebbero dovuto aspettare i soliti tempi biblici prima d’avere un tetto sicuro sopra la testa: «Sono 113 le famiglie in lista per un alloggio pubblico. Finora riusciamo ad assegnarne cinque l’anno», ricorda. Le famiglie entreranno nelle abitazioni a marzo 2009, dopo che gli impiantisti avranno completato i lavori e dopo la concessione dell’abitabilità. Per dieci anni, pagheranno un affitto di 390 euro il mese e un riscatto finale di 85.000 euro.

Sembra un miraggio oggi con l’assillo dei mutui «impazziti». Intanto l’amministrazione si prepara ad un altro esperimento: in via Brasca a breve parte la realizzazione di un’altra palazzina con 28 case a buon mercato: l’affitto sarà bloccato per 40anni.

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