Triboniano, fine di una favela Il prefetto: «A marzo si chiude»

«Abbiamo un programma che stiamo portando avanti con una certa delicatezza che però procede molto bene. Stiamo trovando soluzione a tutti i problemi che porrà la chiusura del campo». Così ieri Gian Valerio Lombardi, prefetto e commissario straordinario nominato dal governo per l’emergenza nomadi, a chi gli chiedeva di fare un punto sulla situazione di via Triboniano, il campo rom regolare più grande della Lombardia. Un bubbone diventato ormai ingovernabile. La fine del tunnel per abitanti delle baracche e per i residenti della zona asserragliati nelle loro case e ormai esasperati da mesi di promesse non mantenute? «Crediamo - assicura il prefetto - che entro la fine di marzo si possa risolvere definitivamente la questione». Una data, quello dello smantellamento definitivo di un progetto che ormai per ammissione di tutti non ha dato i risultati sperati, continuamente spostata. L’ultima scadenza era lo scorso 31 dicembre. Ma tra vacanze e sentenze di tribunale non se ne fece nulla. Ora il prefetto assicura che per primavera tutto andrà a posto. «Confortano - applaude immediatamente il presidente del consiglio regionale, il leghista Davide Boni - le parole del prefetto Lombardi. In questo modo si metterebbero a tacere anche le polemiche che nascono nel tentativo di denigrare l’operato dell’amministrazione milanese, la cui pazienza e disponibilità è invece stata messa a dura prova da chi non ha mai accettato di farsi aiutare e ha rifiutato di integrarsi nel tessuto sociale».
Ecco. Proprio la mancata integrazione, nonostante i patti sottoscritti con il Comune, è il vero problema della 120 famiglie, oltre 600 persone che a partire dal 2007 abitano questo campo attrezzato e per cui sono stati utilizzati i fondi messi a disposizione dal ministero dell’Interno. Oltre 13 milioni di euro investiti in un’operazione che oggi chiede solo di essere smantellata. Insieme a roulotte e container. Anche perché proprio da lì, nei pressi del cimitero di Musocco, dovrà passare una delle strade che portano ai padiglioni dell’Expo a Rho-Pero. «Grazie all’impulso del ministro Maroni, ai soldi stanziati e ai poteri concessi - spiega l’eurodeputato leghista Matteo Salvini - prosegue la marcia di Milano verso l’obiettivo della progressiva chiusura di tutti i campi rom, a partire da quelli irregolari. L’inevitabile sgombero del campo di via Triboniano non sarà la fine ma solo l’inizio della politica “zero campi rom” che entro il 2015 riporterà Milano ad essere una città seria, più sicura, europea». Una linea dura che non tutta la giunta di Palazzo Marino condivide. A cominciare da Mariolina Moioli, assessore e braccio destro del sindaco Moratti, che sulla faccenda dei rom ha sempre sposato una linea più morbida. Come testimonia il tentativo condotto con la collaborazione della Casa della carità di don Virginio Colmegna di assegnare dieci appartamenti Aler destinati all’edilizia popolare a famiglie nomadi sgomberate da via Triboniano. Una decisione contro cui si sono ribellati i consiglieri del centrodestra e che ha portato a stoppare l’operazione. Un’immediata retromarcia bocciata da ben due sentenze del tribunale che ha ravvisato in questo cambio di rotta un atteggiamento discriminatorio e razzista del Comune.
«Il prefetto ha detto che il programma va avanti ed entro marzo si chiude. Esattamente l’impegno che si è preso questa amministrazione», assicura il vicesindaco Riccardo De Corato. Che poi difende l’operato di Palazzo Marino ricordando che proprio il prefetto ha detto che «dal 2007 a oggi i rom abusivi sono calati da 8mila in città a 1500 in tutta la provincia.

E questo grazie a una politica di moral suasion, certamente di supporto al prefetto e grazie anche al ministro Maroni che ha portato a 406 sgomberi da parte della Polizia Locale. E che hanno comportato l’abbattimento di 2.600 costruzioni illecite, 365 denunce per vari reati e 171 arresti e fermi di polizia giudiziaria».

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