«Dopo questa sentenza è rinato, ma è stata durissima. Raccogliere prove, coinvolgere i periti: mio marito ha fatto tutto da solo». Loredana è la moglie di Innocenzo Marcolini, un ex direttore amministrativo che per più di dieci anni ha lavorato fino a 15 ore al giorno sempre attaccato al cellulare o al cordless. A un certo punto ha sentito un formicolio al mento e i medici hanno individuato un tumore benigno al nervo trigemino. È stato asportato immediatamente ma da allora, circa sei anni fa, vive a casa con il vuoto attorno. Gli fa compagnia un dolore fortissimo al trigemino che quando si scatena lo costringe a letto, al buio.
Una situazione invalidante che ora lInail dovrà coprire all80%. Già, perché Innocenzo ha vinto una causa di lavoro contro la sua azienda unica nel suo genere. Il tribunale di Brescia ha infatti stabilito che la malattia del dirigente è stata la conseguenza delluso eccessivo del cellulare. Le motivazioni della decisione ancora non sono note e non è detto che lazienda si fermi qui. Forse la Cassazione dirà lultima parola ma il tribunale di Brescia diventa comunque un precedente per cause di questa delicatezza.
Il dirigente, in effetti, il cellulare lo usava parecchio. «Fin dal 91 ha sempre usato e abusato del telefonino, era sempre attaccato a quellapparecchio, mi dava persino la nausea» ricorda Loredana. Ora, la vittoria giudiziaria di Marcolini è una soddisfazione amara ma pur sempre una soddisfazione dopo che in primo grado il pretore gli aveva dato torto. I giudici, dunque, in fatto di telefonini, sembra ne sappiano più degli scienziati che ancora non si mettono daccordo. E si possono leggere conclusioni diametralmente opposte. Una documentata ricerca danese che ha analizzato il rapporto tra telefonino e lincidenza di tumore cerebrale in un arco di 30 anni, ha escluso alcun collegamento di causa ed effetto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.