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Trieste si prepara allo sbarco di Geronzi

nostro inviato a Trieste

Si racconta che quando a Trieste nasce un bambino, è buona usanza acquistare e intestargli almeno un’azione delle Generali. La compagnia di assicurazioni possiede gli immobili di mezzo capoluogo, dà lavoro a migliaia di famiglie, finanzia eventi e sviluppo. Un’azienda che partecipa al destino della città fin dalla sua fondazione, nel 1832, quando Trieste era la terza capitale dell'Impero dopo Vienna e Praga, il secondo porto del Mediterraneo dopo Marsiglia. Da allora sul palazzo del governo hanno sventolato sette diverse bandiere: austro-ungarica, sabaudia, tedesca, jugoslava, britannica, americana e finalmente il tricolore. Tanto agognato, che la piazza principale è stata intitolata all'Unità di Italia.
Qui, da oggi, abiterà Cesare Geronzi, all’ultimo piano del palazzo delle Generali, dove una straordinaria foresteria è a disposizione del presidente, dopo che l’assemblea dei soci, stamane, lo avrà eletto al vertice del gruppo. Il banchiere nato a Marino, Castelli romani, 75 anni fa è atterrato ieri pomeriggio all’aeroporto Ronchi dei Legionari, jet privato da Ciampino. E con lui è idealmente sbarcato a Trieste l’impero romano: l’ex funzionario della Banca d’Italia con Guido Carli, ex assistente di Rinaldo Ossola al Banco di Napoli, ex direttore generale della Cassa di Roma, ex presidente della Banca di Roma e poi di Capitalia. Navigato conoscitore delle cose e delle persone della politica, dell’impresa e delle banche. E Trieste l’asburgica, l'austera; Trieste la mitteleuropea, con i suoi ventimila abitanti di lingua slovena, come la prenderà? Per l’avvocato, ex vicesindaco liberale Sergio Trauner, Geronzi non farà eccezione: «Trieste plasma i forestieri che arrivano qui, li trasforma in suoi cittadini». D’altronde non è la prima volta che uno «straniero» arriva al vertice delle Generali: basti pensare allo stesso che lascia il posto a Geronzi, il francese Antoine Bernheim, 12 anni al vertice. O a grandi presidenti come il napoletano Enrico Randone, altri 12 anni in sella alla compagnia. Né pare una gran novità quella di un uomo così vicino alla politica. Basti ricordare la storica presidenza, sempre per 12 anni, di un altro Cesare, quel Merzagora che arrivò a Trieste dopo essere ministro di De Gasperi, senatore nelle file della Dc e presidente dell’assemblea di Palazzo Madama. Se poi ha ragione il politologo Roberto Weber, Geronzi non potrà che trovarsi bene nel luogo definito il più «panpolitico» d'Italia, addirittura il più «meridionalizzato» del Nord del Paese. Proprio perché la marginalizzazione dell’economia e della finanza locali - che cento anni fa avevano peso e centralità, e che oggi vivacchiano - hanno lasciato ampio spazio di movimento ai poteri della politica. Le stesse Generali, come l’altro grande gruppo assicurativo della città (le ex Ras e Lloyd Adriatico oggi confluite in Allianz Italia), restano qui più per storia e convenienza (la Regione autonoma ha abbassato l'Irap di un punto per chi ha la sede qui) che per scelta razionale. Si vedrà. Di certo le aspettative degli azionisti, sia i grandi elettori di Geronzi come Del Vecchio, De Agostini e Caltagirone, sia i piccoli cassettisti, che con il titolo a 17-18 euro soffrono perché due anni fa stavano a 30-35, sperano in una svolta.
Dall'entourage del banchiere romano filtra la promessa di «una grande attenzione per le istituzioni e le realtà locali». In altri termini il proposito di Geronzi è quello di conoscere e approfondire gli equilibri locali. Anche perché l’ambiente è favorevole, ideologicamente coerente con le inclinazioni geronziane: Trieste è città conservatrice. Al di là della forte tradizione massonica, è anticomunista per storia e per le profonde ferite della guerra. Comanda il Pdl. In città conta più di tutti il riservatissimo Giulio Camber, senatore, ex craxiano, numero uno della componente berlusconiana locale del Pdl. Poi c’è il deputato ex An Roberto Menia. Della stessa parte sono anche il sindaco Roberto Dipiazza e il governatore Renzo Tondo.
C’è da scommettere che con tutti loro Geronzi saprà come trattare. Mai come ora sono sul tavolo 2-3 partite che interessano non solo Trieste, ma lo stesso ruolo di grande player finanziario che Generali può svolgere nel Paese. Si pensi al progetto del Superporto Trieste-Monfalcone, che sta a cuore a Unicredit, al suo ad Alessandro Profumo, e al suo vicepresidente Fabrizio Palenzona, altro grande elettore di Geronzi. Il governatore Tondo, per il progetto (a cui partecipa anche Generali) ha chiesto poteri speciali. Una partita da giocare tra Trieste, Milano e Roma.

E poi c’è il progetto degli aeroporti di Venezia e Trieste, importante per ridare alla città dimenticata qualche collegamento in più; ma anche per tutto il Nord-Est. Il driver è Enrico Marchi, patron della Save. Ma anche azionista di Generali, tramite la finanziaria Ferak. Anch’essa sponsor dell’elezione di Geronzi.

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