Il trionfo di Renata: «Mai sfidare la gente»

Il trionfo di Renata: «Mai sfidare la gente»

La festa inizia poco dopo le 23, quando il «laboratorio Lazio» di via Imbriani, il comitato elettorale che per tutto il giorno ha custodito gli umori di Renata Polverini e del suo staff, si svuota. «Tutti a piazza del Popolo!», è l’ordine di servizio. Si va a festeggiare una vittoria apparsa quasi impossibile in molti momenti di questa terribile campagna elettorale, poi non più impossibile ma molto difficile, poi ancora quasi impossibile ieri dopo le prime proiezioni favorevoli a Emma Bonino e infine quasi certa, man mano che gli analisti ponderavano l’apporto delle varie province nel dato parziale. Tanta Roma, e quindi tanta Bonino, all’inizio. E poi pian piano le altre province, quelle dove il centrodestra sfondava oltre il 55 per cento, oltre il 60, e quindi la rimonta e poi il sorpasso di Renata Polverini.
Renata arriva in piazza del Popolo e butta via ogni remora. Fa il segno della vittoria, quello che aveva esibito davanti ai flash dei fotografi domenica nella sezione 1228 di San Saba in cui aveva votato. Giubbino di pelle marrone, la tanto amata camicia bianca da maschiaccio sopra jeans aderenti, Renata viene sollevata di peso e grida: «E vai e vai!», prima di lasciarsi andare a un pianto commosso.Abbraccia i suoi sostenitori, si concede senza problemi ai giornalisti che l’hanno seguita per tante lunghe settimane in giro per il Lazio e che hanno imparato ad apprezzare quel suo buon senso stradaiolo, quel suo romanesco accennato tanto dolce rispetto all’austero piemontese di Emma Bonino. Si toglie anche qualche sassolino dagli stivaletti: «Nessuno sfidi più la volontà della gente», grida riferendosi all’esclusione della lista del Pdl nella provincia di Roma. E poi: «Quanto accaduto dimostra che i miracoli sono possibili».
Un fiume in piena: «Li abbiamo polverizzati!», urla scherzando sul suo cognome. «Quando la gente vuole qualcosa, tutto è possibile. Se siamo qui è perché la democrazia ha prevalso su tutto: non si può andare contro la volontà popolare, nessuno sfidi più la volontà popolare», prosegue Polverini. Vicino a lei Gianni Alemanno, Andrea Ronchi, Ingazio La Russa, Maurizio Gasparri. Questi ultimi due le regalano un mazzo di rose bianche e rosse, mentre lei sfodera due grossi cornetti rossi, solo una parte degli oggetti scaramntici che l’hanno accompagnata per tutta la campagna elettorale. Poi Renata intona anche una strofa di una canzone di Battisti insieme a La Russa. Voce anche alla gente: «La dice la gente, Polverini presidente».
È la sera in cui tutto è possibile. Renata sa le sulle scale dell’obelisco e canta ancora: stavolta l’inno d’Italia. La piazza intanto si riempie: tutti gli scettici tenuti in scacco fino a pochi minuti prima dai fuorvianti dati della tv spuntano quasi increduli. Dovunque bandiere dell’Italia e del Pdl.

Renata come un pilota di Formula Uno beve Champagne dal collo della bottiglia. I suoi fan se la prendono anche con l’avversaria: «Torna a Torino, Bonino torna a Torino» e su Piero Marrazzo, «Dacce le chiavi, Marrazzo dacce le chiavi». La festa è appena cominciata, il Lazio cambia faccia.

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