Milano«Non centro nulla con i dossier illeciti». Il numero uno di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, è pronto a querelare Emanuele Cipriani, linvestigatore privato coinvolto nello spionaggio Telecom e sotto processo a Milano, che ha nuovamente chiamato in causa lex presidente del colosso telefonico in un dossier al vetriolo. «È solo un tentativo di rimettere in discussione quanto invece già accertato dai magistrati inquirenti». Dopo quattro anni di indagini, infatti, non era emersa alcuna responsabilità del manager nello spionaggio illegale portato avanti dalla security di Telecom guidata da Giuliano Tavaroli e le società di spionaggio di Cipriani, al tempo titolare dellagenzia Polis dIstinto.
«Come è risultato dalle indagini - dice la nota Pirelli rilasciata ieri - i vertici della security e Cipriani agivano in modo totalmente autonomo al solo fine di produrre fatture e incassare denaro. Per tali attività gli imputati sono stati accusati di appropriazione indebita ai danni di Telecom e di Pirelli. Fu proprio lallora vertice della società tlc - si legge ancora - dopo una verifica sulle fatture rilasciate dal signor Cipriani, a denunciare immediatamente le irregolarità individuate e linesistenza di documentazione di supporto a fronte di alcune fatture emesse, che in 4 anni sono state pari a 20 milioni di euro, occultate tra migliaia di fatture regolari».
Nessun input ad agire, come invece sostiene Cipriani nella sua dichiarazione spontanea presentata ieri durante il processo che lo vede accusato di associazione e delinquere, corruzione e appropriazione indebita. La mossa è inevitabilmente legata alle strategie difensive adottate dagli altri imputati chiave. Tavaroli e il suo superhacker Fabio Ghioni hanno patteggiato, punta al proscioglimento lex numero 2 del Sismi Marco Mancini dopo che sui rapporti tra Telecom e 007 è stato posto il segreto di Stato. Cipriani si sente in un angolo e sa che il rischio di restare col cerino in mano è altissimo. Soprattutto rischia di dire addio ai 14 milioni sequestrati su un suo conto in Lussemburgo, più quelli che il fisco si prepara a chiedergli e il risarcimento che Telecom e Pirelli pretendono da lui. Dallangolo in cui si è infilato ha tentato ieri il disperato colpo di reni: accusare frontalmente Marco Tronchetti Provera di aver commissionato quello spionaggio per condizionare trattative e affari. Una versione «clamorosamente smentita dagli esiti delle indagini», dice la nota Pirelli, visto che su Tronchetti Provera, nonostante approfondire indagini, nulla è emerso.
Il giudice delludienza preliminare, Mariolina Panasiti, che celebrava ludienza, è stata dunque sostanzialmente costretta a convocare lex manager Telecom, che sarà interrogato il prossimo 26 febbraio come testimone. Ma le dichiarazioni di Cipriani, uno dei principali imputati a non aver raggiunto un accordo con i pm per concordare la condanna, saranno anche acquisite dalla procura: quel memoriale, secondo il gup, è in effetti una vera e propria denuncia contenente notizie di reato (dallappropriazione indebita al falso alla illecita interferenza) che la procura è stata invitata a valutare nuovamente. Non è un caso infatti se in aula, durante ludienza, ad opporsi alla convocazione di Tronchetti, oltre alle parti civili Telecom e Pirelli, sono stati anche i pm Nicola Piacente e Stefano Civardi. Cipriani, così come aveva fatto un altro indagato, lex agente del Sismi Marco Mancini, ha chiesto a sua volta di potersi avvalere del segreto di Stato. Il gup, oltre a Tronchetti - mai indagato nella vicenda dossier illegali - ha citato come testimoni anche alcuni ex funzionari della security Telecom, citati nella memoria dallo stesso Cipriani che poi ha puntato il dito contro i pm: «Li ho più volte invitati a svolgere tutte le indagini utili ma non hanno fatto nulla, e così mi trovo ad essere imputato sostanzialmente da solo con riferimento a fatti dei quali io sono rimasto vittima e sicuramente non artefice».
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