«Troppa fiducia ai tifosi Ora decideremo se vietare le trasferte»

Il sottosegretario agli Interni: «È una brutta pagina per le istituzioni. Applicheremo la legge senza indulgenza per nessuno»

da Roma

Parte il campionato e a Napoli i tifosi diretti a Roma tengono in scacco la stazione, costringendo i passeggeri del treno a scendere o a partire con ore di ritardo. Ferrovieri contusi, disagi infiniti. E gli ultrà arrivano a Roma troppo tardi per sottoporsi ai filtraggi. Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano sospira: si poteva cominciare meglio.
«È una brutta pagina per le istituzioni che si occupano del fenomeno del tifo violento. Al di là delle responsabilità del caso, che accerteremo, non è possibile che nonostante le novità normative, il lavoro fatto dal Viminale e i risultati positivi degli ultimi due anni, per una partita di calcio ci si ritrovi di fronte a questo bilancio: ferrovieri contusi, passeggeri che affrontano disagi assurdi e l’impiego massiccio di forze di polizia che non possono essere distolte dai loro compiti per contenere poche centinaia di tifosi. Quanto è accaduto a Napoli avrà un seguito».
L’Osservatorio nazionale e il Comitato di analisi sulla sicurezza delle manifestazioni sportive avevano dato il placet alla trasferta. Ma nemmeno gli appelli alla calma dell’allenatore del Napoli Reja e del capitano Cannavaro sono serviti.
«Osservatorio e Casms avevano confidato sui buoni risultati dello scorso campionato, decidendo di concedere un’apertura di credito alla tifoseria napoletana. La cosa più triste è che è bastata una giornata a cancellare i dati favorevoli dello scorso campionato: 48 per cento di poliziotti feriti in meno, 22 per cento di arresti in meno, leggera crescita di presenza dei tifosi negli stadi. Il calcio sembrava finalmente tornare un fenomeno sportivo. Poi basta un episodio così per cancellare tutto il lavoro fatto dagli ultimi governi: dopo l’episodio più grave, la morte dell’ispettore Raciti a Catania a febbraio 2007, l’ulteriore registrazione da parte dello scorso esecutivo di norme già varate da noi aveva dato ottimi risultati».
Ora si ricomincia. Condivide la decisione del prefetto di Napoli di far partire quel treno?
«Il ministro Maroni ha chiesto un rapporto al questore di Napoli sull’accaduto. È intempestivo fare valutazioni prima di avere tutti gli elementi. Ma se il bilancio è questo, è inutile nascondere che sia fortemente negativo: il rapporto del questore servirà per avviare un approfondimento e capire che cosa non ha funzionato. Certo, se la partita inizia a Roma alle 15 e i tifosi partono da Napoli alle 12.30, mi sembra inevitabile che con un simile ritardo saltino il filtraggio e creino problemi anche all’arrivo. Anzi, meno male che rispetto alle premesse non ci sia stato un epilogo peggiore».
Resta il fatto che oltre 200 passeggeri di quel treno sono restati a terra per far posto ai tifosi.
«È inaccettabile. Ma le norme ci sono, e di certo una partita di calcio non può condizionare la vita di nessuno. Non ci deve essere un solo passeggero, nemmeno uno, che abbia a patire disagi dalle tifoserie. Altrimenti prenderemo i provvedimenti conseguenti previsti dalla legge, applicandoli con rigore».
Cosa rischiano gli ultrà napoletani?
«Ovviamente di non fare più trasferte. Martedì si riunirà l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive: in quella sede ci sarò io, o il ministro, se non entrambi. E faremo un esame attento, oggettivo e rigoroso di quanto accaduto. Sia per capire come sanzionare certi comportamenti che per evitare che si ripetano».
Il questore di Napoli ha dato atto ai capi tifosi di aver aiutato a risolvere i problemi.
«La valutazione è del Viminale, aspettiamo il suo rapporto. Qualcosa non ha funzionato: cerchiamo di capire perché, senza rilasciare patenti di bontà o cattiveria, e dalla seconda giornata prenderemo contromisure».


Insomma, è ottimista nonostante la falsa partenza?
«Non ottimista, realista. Il tessuto normativo c’è, è stato applicato, c’è già una positiva esperienza. Ripartiamo da lì, senza riguardo per nessuno e senza comprensione per nulla».

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