Stranissimo risveglio. Alle otto, un'occhiata al Televideo: la notizia più importante è la vittoria di Hillary nel New Hampshire. Un'ora dopo, lettura giornali: con dovizia di analisi autorevoli e altolocate, tutte le ragioni della sua disfatta.
Non è nuova, ma ogni volta è surreale: i sondaggi affondano in una pozza di ridicolo. Succede. È successo soprattutto a noi italiani. Non a caso, l'italiano più gongolone in queste ore è il popolare Pagnoncelli, cui non sembra vero di liberare con sorriso pianoforte tutta la sua voglia di rivalsa: «Consola vedere che anche nella patria dei sondaggi si sbaglia. Questo riabilita un po' l'Italia, considerata la patria dei sondaggi sbagliati...».
Lasciando Pagnoncelli alle sue gloriose rivincite, non è il caso di farla troppo lunga. Il lato assurdo della nuova caporetto, che oltre a Pagnoncelli riabilita se vogliamo anche il pendolino di Maurizio Mosca, non sta tanto nel fallimento delle previsioni. Quello, come l'esperienza ha dimostrato, va sempre messo in preventivo: per quanto se ne dica, l'arte del sondaggio è effimera e acrobatica. Agli specialisti fa male il solo sentirselo dire, ma buona parte dei rilevamenti è fondata sulla bugia, o quanto meno sui pudori degli interrogati. C'è chi mente perché si vergogna del proprio voto, c'è chi semplicemente si diverte a prendere per il naso i sondaggisti. Lo confesso: una simile meschinità, di stampo puramente goliardico, la esercito anch'io, che pure ho una laurea in marketing appesa alla parete. Con i miei amici più cari, colleghi di corso, abbiamo un tacito accordo: in caso di sondaggio, risposte adeguate. Una volta la solerte intervistatrice mi chiese quale mestiere esercitassi e quante ore mediamente guardassi la televisione. Dissi così: «Faccio il fabbro e quando sto a casa adoro il silenzio. Se uno fa solo per accendere il televisore, lo prendo a martellate». Sono scherzi idioti. Ma non è che nel settore elettorale ci si scosti poi di molto. Per cinquant'anni la Dc ha goduto di percentuali bulgare, ma non c'è mai stato verso di trovare in giro un democristiano dichiarato.
No, non c'è niente di scandaloso e di grottesco in un sondaggio sbagliato. Ad essere veramente grottesca è soltanto la cocciuta ostinazione di chi si fida ciecamente, con alto sprezzo del ridicolo. A una certa ora della sera i giornali devono chiudere, spesso ancora prima delle urne: ma proprio per questo i commentatori, come minimo, dovrebbero andarci un po' più leggeri. Niente, non c'è verso. Sondaggi alla mano, Obama spazza via Hillary dalla sua roccaforte Hampshire. E via con le spiegazioni, e via con gli scenari. Che farà adesso la tumefatta signora Billclinton? Prima cosa: ribalterà il suo staff. Nomi che saltano, teste che rotolano. Via il mago dei numeri Penn. Via il direttore della pubblicità Grunwald. Via il capo della comunicazione Wolfson. Forse salvabile solo Patti Solis, stratega e amica del cuore. «Molto dipenderà - si legge su uno dei quotidiani italiani, che non cito perché tutti, compreso il nostro, hanno dato - molto dipenderà dalla portata della sconfitta». E come no. Nessun dubbio sulla sconfitta: in dubbio solo la portata. Per chiudere, la drastica mazzata, totale e definitiva: «La campagna dei Clinton mostra di sapersi solo rivolgere al passato, ai vecchi personaggi che fecero le fortune di Bill, paradossalmente facendo risaltare ancora di più il nuovo, la rottura generazionale rappresentata da Barack Obama...». Destino segnato per Hillary. Pre-pensionata. Già la vedono ai giardinetti col nipotino nel girello.
Vai a sapere: può starci che a tradire tanta brava gente sia solo il banalissimo tifo. Questo Obama, umanissimo, giovanissimo, nerissimo, piace troppo anche da noi, perché ci si trattenga dal darlo travolgente trionfatore sull'antipatia della riccastra cotonata. Ma la fregola di stampo poeticamente «afro» gioca un brutto scherzo. Dal sogno alla realtà, il risveglio è divertente come una commedia dell'assurdo. Però attenzione, c'è qualcosa che promette di diventare ancora più divertente: la lettura delle retromarce.
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