I numeri che tutti conoscono sono impressionanti per i loro valori, ma non sembra che il fenomeno abbia ripercussioni serie, come incontri, dibattiti e proposte. Parliamo della situazione delle case e degli uffici della Milano attuale. La quantità degli uffici sfitti è paurosamente grande, e paurosamente grande è il numero di uffici che presto sarà disponibile dopo che non solo le costruzioni destinate a far da corollario all'Expo saranno terminate: l'esempio più facile è quello dei palazzi e grattacieli nella zona di Porta Nuova come in tutta la grande area che grava sulla piazza Maciachini, area dove non sono rari i cartelli che, affissi davanti alle costruzioni, offrono fino a 20.000 metri quadrati destinati a posti di lavoro. D'altra parte anche per le abitazioni il momento non è felice, perché si sbaglia certo a sottolineare che in città non esiste portone sul quale non spicchino i cartelli del «vendesi» o «affittasi». Come si potrà riequilibrare il tutto? Allora i quesiti che ci si pone sono almeno tre. Se si offre di affittare vuol dire che sono abitazioni «in più» e che si cerca di incassare dei soldi, se si offre di «vendere» le risposte sono probabilmente le stesse, e che tutto questo sia esploso per la crisi globale è fuori di dubbio, crisi che ha anche collaborato a far traslocare tanti e tanti milanesi nelle periferie e nei piccoli centri all'interno o all'esterno della provincia dove la vita è decisamente meno cara. E non solo persone di una certa età.
Il terzo quesito, cui rispondere sembra davvero arduo, è quella di chi sarà in grado domani di affittare o comperare questo numero gigantesco di nuovi locali, che avranno certamente prezzi estremamente più alti di quelli di oggi. Ogni proposta o offerta dell'Amministrazione per cementificare aree non destinate al sociale sarà allora una utopia, con un finale tutto da scrivere, a patto che non ritornasse in breve tempo l'amatissimo boom!Troppe case sono vuote e non è colpa solo della crisi
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