Politica

«Troppe irregolarità all’estero Gli italiani devono rivotare»

Tremaglia: «A 200mila connazionali non è stato spedito il plico elettorale. I consolati hanno ricevuto dati sbagliati dall’Italia»

da Milano

E al quarto giorno Tremaglia parlò. Un Tremaglia furioso che non ci sta a passare come il capro espiatorio per la sconfitta della Casa delle libertà. Il ministro di An denuncia «gravi irregolarità» nelle operazioni di voto degli italiani all’estero, e chiede che si rivoti. Poi attacca i partiti del centrodestra: «La legge che ha consentito ai nostri connazionali di eleggere i propri rappresentanti l’ho voluta io - tuona durante una conferenza stampa a Roma -. Ma sono stati i partiti della coalizione ad aver provocato la sconfitta, presentando più liste anzichè una sola».
Un Tremaglia in piena. Non parla di brogli, ma denuncia una realtà che giudica inaccettabile: «228mila cittadini residenti all’estero, pari al dieci percento degli aventi diritto, non hanno ricevuto il plico elettorale e non hanno potuto votare», afferma. E la colpa non è certo del ministero, ma dei comuni di provenienza degli italiani all’estero che non hanno fornito gli indirizzi esatti di residenza ai consolati. «Debbono essere rinnovate le elezioni - scandisce Tremaglia - non so quale altra soluzione ci possa essere». Rinnovare, un verbo dal doppio significato. I giornalisti lo incalzano: significa che i cittadini italiani all’estero devono tornare adesso alle urne? Il ministro frena un po’, ma non smentisce: «Beh, ora ho fatto questa denuncia, fatemi pensare...». Poi rincara: «Il 22 marzo i residenti all’estero dovevano iniziare a votare, ma ad alcuni non sono arrivate le schede e non hanno potuto votare subito. C’era un termine ultimo per rimandare le cartoline con i voti espressi ai consolati. Bene 48mila 277 schede sono state votate ma sono giunte in ritardo ai consolati e quindi incenerite». E ancora: il 50% degli italiani residenti a New York non hanno potuto esprimersi. Tra le «grandi irregolarità» anche la «propaganda elettorale dell’Unione inviata assieme ai plichi» contenenti le schede: «È accaduto in Svizzera e in Australia - rivela il ministro - a Sydney l’ambasciatore italiano, Stefano Starace, ha denunciato alla Procura di Roma il caso di due candidati di centrosinistra, poi eletti alla Camera dei deputati». Su questi episodi, ha aggiunto Tremaglia, «c’è stata una presa di posizione ufficiale della Farnesina nei confronti dell’Unione».
Accuse pesanti, che la sinistra respinge immediatamente, definendole «penose». «Il ministro, autoproclamatosi per anni padre del voto degli italiani all’estero e uomo al di sopra delle parti, per una logica di parte è oggi colui che getta il maggiore discredito sul voto degli italiani all’estero», si legge in un comunicato del Coordinamento dell’Unione italiani nel mondo, che parla «di un’uscita di scena senza dignità di Tremaglia». Secondo l’Unione la polemica è ingiustificata perchè erano note da tempo le difficoltà dei comuni a individuare la residenza di molti nostri connazionali. Infatti problemi analoghi erano stati riscontrati in occasione dei referendum per la procreazione assistita e l’articolo 18. Ma per Maurizio Ronconi dell’Udc, la denuncia di Tremaglia è «grave e preoccupante» e «non potrà meritare i dovuti riscontri».
È l’unica voce che si leva da un centrodestra a cui lo stesso ministro di An non risparmia pesanti critiche. «Abbiamo sbagliato, perchè la Casa delle libertà si è presentato con quattro liste diverse. Un mese prima delle elezioni ho mandato al presidente Fini una lettera in cui stigmatizzavo fortemente questa idiozia politica», dichiara Tremaglia aggiungendo che se la coalizione, come lui aveva chiesto, «fosse stata unita, avremmo vinto». I numero gli danno ragione: salvo in Europa, le quattro liste della Cdl sommate hanno ottenuto la maggioranza nei confronti della sinistra in tutte le altre ripartizioni (America meridionale, America settentrionale, Africa-Asia-Oceania).
Un Tremaglia amareggiato. «Non ho tenuto conto dei partiti, che invece sono tornati a pesare in questa campagna elettorale, influendo pesantemente sull’esito del voto».

Per questo non accetta «di essere crocifisso» da coloro che definisce «sciacalli».

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