Troppe liti dentro il Pdl: c’è voglia di primarie

Un incontro tra i fedelissimi di Guido Podestà ieri sera alle Stelline e l’appuntamento di Rete Italia, l’associazione che fa capo a Roberto Formigoni a cui a sorpresa ha partecipato un nutrito gruppo di «berluscones» e a cui lo stesso Podestà ha inviato un messaggio. Dopo lo schiaffo elettorale e la guerra al vertice tra Podestà e il coordinatore regionale Mario Mantovani, la mappa del Pdl si va ridisegnando. Anche in vista del consiglio nazionale del Pdl di venerdì quando, oltre alla ratifica di Angelino Alfano a segretario, si decideranno i criteri per la scelta dei coordinatori regionali. Che in futuro saranno votati dai congressi. «È la fine della politica come casta», il passaggio di Formigoni più applaudito da una platea che gli chiede di dar più vigore alla sua battaglia per il ritorno alla preferenza, l’eliminazione dei listini bloccati e dei parlamentari non eletti, ma nominati. Con qualcuno che in prospettiva vede il Partito popolare europeo come possibile nuovo soggetto politico per «costruire la casa dei moderati». E Formigoni che in un momento di grande conflittualità interna torna a recitare un ruolo da protagonista. Come testimonia la presenza di Massimo Buscemi, Franco Nicoli Cristiani, Alessandro Colucci, Stefania Craxi, Domenico Zambetti, Laura Ravetto. Quasi che una via di uscita dalla spaccatura, possa essere una riunificazione del partito intorno a un politico di lungo corso come Formigoni. Che, avendo comunque ambizioni nazionali, potrebbe far da garante ma lasciare spazio agli altri sul territorio. Come testimonierebbero da un lato il rapporto oggi più stretto con Podestà, ma dall’altro la convinzione che Mantovani vada lasciato lavorare. «Dobbiamo remare tutti insieme - assicura -. Errori sono stati fatti e torti sono stati subiti. Ma il partito deve essere inclusivo». Altrimenti, sibila un colonnello del Pdl, «qui va a finire che a casa ci andiamo tutti, non solo Mantovani o Podestà». E un primo banco di prova sarà il rimpasto in Provincia, dove nel mirino ci sarebbero Luca Squeri e Silvia Garnero, non a caso assessori piuttosto vicini a Mantovani. E non più Paolo Del Nero, di osservanza formigoniana. Poi il consiglio nazionale. «Sperando che Alfano - spiega un dirigente pdl - capisca che un uomo solo al comando non va bene».

E creando una segreteria nazionale con pochi nomi, non dimentichi Formigoni. Visto che al meeting di Rete Italia a Riva Del Garda, disse che «chi ha ben governato la Lombardia, può ben governare l’Italia». Perché, dice qualcuno, «la strada delle primarie porterà Formigoni molto lontano».

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