«La crisi in Grecia è ancora alle parole. Per il momento non è successo nulla. I caffè sono pieni come i ristoranti. E i cortei, le manifestazioni ad Atene ci sono da anni. Ma è certo che la gente si aspetta che arrivi presto qualcosa».
Lo spiega Vassilis Vassilikos, classe 1934, scrittore e giornalista greco che ha vissuto per un periodo anche a Roma, esiliato dal regime militare dei colonnelli.
Lei ha passato crisi ben più gravi?
«La guerra è tangibile, la dittatura anche, ma questa crisi per il momento è intangibile. La gente per strada si fa domande strane: cosa vuole dire spread, o hedge fund o Fmi. Insomma, questa volta i problemi sono diversi. Per ora la questione resta sul piano psicologico. Anche perché i giornali sono catastrofisti».
Certo, ma se non si prendono misure sarà difficile evitare i problemi economici.
«La Grecia viene da 5 anni di cattivo governo da parte di Karamanlis. Quando Papandreou ha vinto le elezioni lo scorso autunno ha trovato il disastro. Il problema sono i dipendenti pubblici, oltre un milione su 10 milioni di abitanti. Troppi e inutili. Oltretutto assunti tramite inutili clientelismi che alla fine hanno portato al collasso».
La Grecia cosa deve fare per uscire dalla crisi?
«Non sarà facile, ma Papandreou dovrà riformare lo Stato. I dipendenti pubblici, a mio avviso, non perderanno il lavoro ma dovranno certamente diventare più produttivi. Come i greci che stanno allestero: sono 6 milioni e non sono certo poveri. Nel nostro Paese, invece, il tasso di produttività non è paragonabile con quello di chi ha scelto di vivere allestero».
E lEuropa che cosa può fare per voi?
«Può fare molto, anche se il Fondo monetario internazionale è più generoso: ci ha accordato un tasso del 2,5% contro il 5% richiesto dai Paesi dellUe. Al momento, però, cè una specie di contrapposizione tra il Nord e il Sud Europa. La Germania sta su posizioni molto intransigenti. La signora Merkel viene dalla Germania dellest: forse per questo è così dura».
I tedeschi, però, per concedere gli aiuti hanno posto delle condizioni.
«La Germania chiede tante cose, ma una soluzione rapida di quanto richiesto è molto difficile anche perché il problema più grosso, come già detto, sono i dipendenti pubblici che non possono certo essere licenziati in blocco. La riforma richiederà tempo».
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