Troppi i passeggeri rimasti a terra

Oltre mezzo milione di passeggeri in transito nei due aeroporti milanesi durante le feste natalizie: sole, mare, spiagge, sempre che si riesca a raggiungere la meta.
C’è chi è rimasto chiuso in aeroporto un giorno intero in attesa di una ruota del carrello del suo aereo che si era sgonfiata durante le fasi di atterraggio. Chi invece si è visto rimbalzare per intere giornate con orari del presunto decollo che impazzivano sul display, e al momento della partenza, ha anche scoperto di aver smarrito il bagaglio, imbarcato sull’aereo sbagliato e partito per una destinazione misteriosa.
E non è esattamente tutto. Le ore trascorse in aerostazione, seppure coccolati e riveriti, sfamati e protetti, sono quanto di meno piacevole possa accadere a chi, per quell’ora, si immaginava ormai avvolto nell’abbronzante con una miscela verde e sufficientemente alcolica a portata di mano.
Il movimento in quegli istanti è molto caotico, pullman che trasportano i passeggeri in un albergo, reception che assicurano un risveglio dolce con colazione tonica affinché ognuno si trovi pronto e poi puntuale per il check-in, nuovo trasloco in pullman, ma al termine non è detto che ci si imbarchi veramente. Il gran daffare che tutti si prodigano a mettere in pista, non sempre è foriero di un imbarco in orario, ammesso che si possa chiamare in questo modo un imbarco che avviene il giorno dopo. Ma come funzionano realmente le cose? Perché un passeggero rimane lì senza alcuna spiegazione in attesa che il vicino di poltrona inizi a sbraitare e minacciare?
Ad alcuni passeggeri che erano in attesa di una gomma non sgonfia per poter decollare, una solerte incaricata della compagnia aerea in questione ha risposto loro di non preoccuparsi, perché tanto per volare non servivano gomme gonfie, anzi di gomme non ne servivano affatto. Poi è successo anche che un passeggero, sfinito e sull’orlo di una crisi, abbia deciso di rifiutarsi di partire dopo 14 ore di attesa, pretendendo il suo bagaglio. Questo, come ognuno può facilmente immaginare, ha creato qualche problema a tutti gli altri, in quanto il bagaglio era ormai parcheggiato nella pancia dell’aereo e per tirarlo fuori occorreva fare un bel lavoretto extra. Con gli incaricati dell’operazione, l’handler, che non lavoravano certo con grande entusiamo: un lavoro extra non esattamente ben retribuito.
In questi casi, come detta la carta dei diritti del passeggero, l’Ente nazionale aviazione civile deve essere tempestivamente avvertita del disservizio, con tanto di spiegazione plausibile per il mancato imbarco. La segnalazione deve essere fatta, a seconda del disservizio, dalla compagnia stessa, dall’handler, oppure dal gestore aeroportuale. Ma nella stragrande maggioranza dei casi, come abbiamo rilevato e saremmo lieti di scoprire il contrario, Enac non è molto sul pezzo, nel senso che non è al corrente dei disservizi e, a domanda precisa, ha risposto che per quanto le risulta solo due voli sono stati cancellati a Linate per tutto il periodo natalizio.

Ci sono state compagnie che nel giro di tre giorni hanno lasciato 500 passeggeri in attesa anche per un giorno intero, peggio di un volo cancellato. I dati della tabella che proponiamo, forniti da Telefono blu, sono relativi alle chiamate per le lamentele. In realtà non sappiamo quanti siano stati effettivamente i passeggeri colpiti.

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