«Troppo duro per noi doriani questo strazio in serie B»

Caro Massimiliano, il 2 Aprile 1961, domenica di Pasqua, resta per me una data indimenticabile e non solo perché quel giorno è nata mia figlia, ma soprattutto perché la Sampdoria a Marassi ha battuto l'Inter 4 a 2 con quattro reti del bomber Sergio Brighenti. Mia moglie, anche lei sampdoriana doc, pur prostrata da un travaglio durato tutta la notte, ha trovato un filo di voce per dire a sua madre: «Lascialo andare allo stadio, tanto qui non serve». Detto fatto mi sono precipitato a Marassi in tempo per assistere al gran finale e all'apoteosi della squadra, in piedi al gran completo a braccia alzate davanti alla sud. Di quella squadra facevano parte, oltre a Brighenti, veri campioni come Ocwirk, Skoglund, Bernasconi, Cucchiaroni, Mora e qui mi fermo per carità di patria. Da questa premessa si evince il fatto che per i tifosi che hanno dei trascorsi come i miei vedere la Samp lottare col coltello tra i denti per strappare uno striminzito 0 a 0 al Grosseto, al Cittadella, al Catanzaro, al Sassuolo, alla Nocerina è sofferenza allo stato puro e soglia avanzata dell'infarto.

Per salvaguardare le coronarie dei vecchi tifosi già rese fragili dall'età avrei una proposta: riporre le maglie blucerchiate in un baule e giocare con delle maglie comuni. In questo modo l'impatto televisivo sarebbe meno devastante. Le maglie blucerchiate potranno essere riesumate solo quando il gioco sarà degno dei nostri colori e del nostro glorioso passato . Cordialmente.

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