Troppo piccole le multinazionali italiane

da Milano

Troppo poche e soprattutto troppo piccole: così le multinazionali italiane secondo il rapporto annuale R&S-Mediobanca, che contrappone la sparuta pattuglia tricolore - 20 società, di cui soltanto tre di dimensioni paragonabili alla concorrenza estera - alla tendenza globale verso la crescita, anche e soprattutto in termini di valore aggiunto dei prodotti. È proprio questa, sostiene lo studio, la chiave per mantenere alti i margini di guadagno e competere sui mercati mondiali: al contrario, le imprese italiane hanno preferito puntare sul taglio dei costi e sulla delocalizzazione.
Inoltre, nel nostro Paese c’è ancora «troppo Stato» nell’economia: le multinazionali a controllo pubblico contano per il 46,3% del fatturato totale. Caratteristica comune dentro e fuori dai nostri confini, invece, è la crescita dei gruppi energetici, sull’onda dei prezzi del greggio.


Così, la classifica mondiale è guidata da Toyota, con 207,6 miliardi, seguita da DaimlerChrysler: ma incalzano i grandi gruppi petroliferi, come Royal Dutch (175) e ExxonMobil(166). Prima fra le italiane - ma fuori dalla top ten mondiale - è Eni, con 73 miliardi, seguita da Fiat e da Telecom.

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