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Trotto e galoppo fiori all’occhiello del made in Italy

L'intrepido intervento del ministro leghista Luca Zaia, che ha assicurato all'ippica 150 milioni di euro (provenienza settore giochi), rischia di non essere sufficiente a raddrizzare la prua di una nave da troppi anni alla deriva a causa di un carico di zavorra che avrebbe fatto naufragare dieci Titanic. Ovunque si guardi con un minimo di obiettività e competenza la “pratica ippica” non si può certo essere ottimisti, nè ci si può aspettare più di tanto da un piano industriale che tarda troppo ad arrivare. L'impressione è che il settore sarà fisiologicamente costretto ad un robusto ridimensionamento e che entro l'anno non pochi addetti ai lavori dovranno giocoforza cambiare mestiere. Si dirà: la crisi ha toccato pressoché tutti nel Belpaese, perché mai l'ippica dovrebbe rimanerne fuori? Vero, ma nel mondo del cavallo da corsa di casa nostra i nodi sono venuti al pettine tutti in una volta con effetti devastanti.
In questo panorama poco incoraggiante tengono sorprendentemente botta i nostri allevatori che continuano a fare bene il proprio lavoro e ad investire nonostante un futuro aleatorio. Nelle ultime settimane, infatti, i cavalli “made in Italy”, sia di trotto sia di galoppo, stanno dando delle grosse soddisfazioni a suon di risultati positivi in campo internazionale. Due settimane fa a Longchamp un grande Voilà Ici, montato dal talentuoso Mirco Demuro per la regia di Vittorio Caruso, ha messo in riga cavalli dell'Aga Khan e della famiglia Wildenstein (due scuderie di primissimo rango nell'intero pianeta). L'exploit del purosangue italiano non è passato inosservato ai giapponesi che lo hanno invitato alla favolosa “Japan Cup”, una delle corse più prestigiose e ricche del mondo. Una corsa che ha già visto un cavallo italiano sul gradino più alto del podio grazie all'eccezionale Falbrav, montato da Frankie Dettori. Ma il galoppo di casa nostra è senza dubbio in grado di farci un altro grosso regalo a fine mese sempre in terra di Francia dove l'imbattuto Orpen Shadow, allevato da Isabella Bezzera, giocherà una carta importante nel “Papin”.
Ma anche il trotto non scherza e sono sempre di più gli indigeni a farsi onore oltrefrontiera, mentre gli “invader” a caccia dei nostri gran premi se ne tornano a casa sempre più spesso con le ossa rotte. Ultimo grido il 3 anni Main Wise As, allevato da Carlo Pietrasanta, che nell'ultimo weekend ad Enghien si è aggiudicato alla grande il Prix de Rome. Per lui si è trattato della settima vittoria in otto corse disputate sinora in carriera: un palmares che lo pone fra i migliori tre anni in circolazione nel Vecchio Continente.

E sabato prossimo, sempre sulla pista di Enghien, altri italiani del calibro di Lisa America, Le Toquet e Libeccio Grif saranno impegnati nel ricco Prix de Milan non certo per fare tappezzeria.

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