Eleonora Barbieri
da Milano
Erano fogli buttati, immersi fra i rifiuti di una discarica di duemila anni fa, sul passo di Yumen, nella provincia cinese del Gansu. Gli archeologi, impegnati nel restauro di una fortezza della prima epoca Han, fra il 200 avanti Cristo e il 25 dopo Cristo, si sono accorti di avere fra le mani un documento unico: un esemplare di carta risalente a 8 prima della nascita di Cristo, così antico da costringere gli studiosi a «retrodatare» linvenzione ufficiale della carta di 113 anni.
La «ricetta» della carta è uno dei vanti del Celeste Impero e, secondo la tradizione, la paternità spetta a Tsai Lun, un funzionario di corte che, nel 105 dopo Cristo, ha fissato la formula per la realizzazione dei fogli, allora unici e preziosi. La leggenda vuole che lintuizione sia nata alla vista delle alghe che, a pelo dacqua, creavano una sorta di venature, che limmaginazione di Tsai Lun ha trasformato nelle fibre della carta. I primi fogli sono stati creati da «corteccia di gelso, stracci e reti da pesca», secoli prima che la produzione di carta diventasse unindustria fiorente nel resto del pianeta. Il foglio ritrovato al passo dello Yumen racconta di una Cina che conosceva la carta e i segreti della sua fabbricazione già da un secolo: unulteriore prova - sottolineava ieri il Times, che ha riportato la notizia - che la carta è stata inventata dai cinesi.
Negli scorsi anni, la scoperta di alcuni reperti simili a carta, ritrovati nel Nord-Ovest del paese, avevano portato alcuni studiosi a ritenere che linvenzione risalisse al secondo secolo avanti Cristo: ma il materiale, ricavato dalla seta, non era considerato «puro» come la sostanza realizzata da Tsai Lun. I resti tornati alla luce sullo Yumen, ricavati dalla fibra di lino, non lascerebbero invece spazio a dubbi: «È assolutamente carta - ha spiegato al quotidiano britannico Fu Licheng, curatore del museo di Dunhuang - e la tecnica utilizzata era piuttosto avanzata. Questo dimostra che la civiltà locale era molto progredita, già nel primo secolo avanti Cristo». La fantasia cinese, quindi, si era messa in movimento già un secolo prima della invenzione di Tsai Lun. Un suo connazionale aveva già tentato di creare quello che, nel corso degli anni, si è rivelato il supporto ideale per la scrittura. Quel foglio ritrovato fra i detriti, infatti, non era isolato. Gli archeologi lo hanno individuato fra una serie di altri pezzetti di carta millenaria perché, su di esso, qualcuno aveva scritto delle righe: probabilmente, secondo gli studiosi, si trattava di una lettera. La pazienza e la passione dei ricercatori ha consentito di identificare venti caratteri della missiva, anche se il suo significato rimane comunque oscuro: «Possiamo dire che è una frase - ha aggiunto Fu - ma abbiamo bisogno di più tempo per proseguire le analisi». Le parole leggibili, infatti, sono ancora troppo poche, ma limportante, per gli storici, è qualcuno avesse già destinato la carta al suo scopo futuro. Gli esperimenti condotti in questa parte della Cina nordoccidentale, a ridosso della Mongolia, avrebbero poi dato i loro frutti qualche decennio dopo: «Limportanza della scoperta di Tsai Lun non può essere comunque sminuita - ha precisato Fu - Il suo contributo fondamentale è stato quello di migliorare la tecnica in maniera definitiva e scientifica, e di aver fissato una ricetta per la fabbricazione». Lorgoglio nazionale è salvo e rinforzato, la leggenda rinvigorita. Qualcuno ha lasciato una traccia a Yumen, un luogo spettacolare, a un centinaio di chilometri da Dunhuang, tappa obbligata per chi percorreva la Via della Seta, cammino avvolto dalla storia e dal mito.
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