Flavio Briatore non vince più. La Renault F1 si difende ma non azzanna. Forse per questo pare ringiovanito, più sereno. Diciamolo: c’è persino qualche chiletto non previsto ad accompagnarlo allegramente in giro per il mondo. L’uomo dei quattro mondiali piloti con due scuderie che non te lo aspetti, Benetton e Renault, l’uomo che ha scoperto due campioni come Schumi e Alonso e che si rode di aver mancato l’appuntamento con Hamilton, quest’uomo si è preso un anno sabbatico dal successo. Giusto per ricaricare le pile e pensare molto “Billionaire”.
Sincero: quanto le girano di non essere lì a sfidare gli amati e odiati rivali Ferrari e McLaren, i due team che le hanno regalato soddisfazioni e rotture di scatole?
«Più soddisfazioni che rotture, per cui non è che mi girino molto. È normale che, dopo aver vinto tutto in due anni, arrivi un momento di non competitività. Fra l’altro, causato dai cambiamenti regolamentari dello scorso anno (soprattutto il gommista unico, Bridgestone, un vero problema per un team da sempre con Michelin, ndr). Dopo il 2004 è successo anche alla Ferrari».
Però vola pure la McLaren...
«Però non ha avuto alti e bassi perché era da dieci anni che non vinceva. Comunque non mi piace essere così in ritardo».
Ha individuato le cause?
«Sono tante. La principale è che lo scorso anno non abbiamo potuto sviluppare l’auto 2007 come avremmo voluto perché, alla fine, la Ferrari era molto superiore e dovevamo reggere la sua rimonta. Per noi è stato un campionato ad handicap. Contestualmente, la McLaren, nel 2006, a metà stagione era fuori da tutto, per cui si è solo concentrata sulla nuova macchina, aspettando che arrivasse Alonso».
Basta questo a spiegare?
«No, c’è anche il fattore culo: noi, appena messe le Bridgestone sulla nostra F1, abbiamo perso tre decimi; la McLaren ne ha guadagnati sei».
Corse e ricorsi storici: lei scopre Schumi, vince due titoli con la Benetton, lui va via e il team di Briatore declina; lei scopre Alonso, vince due mondiali con la Renault, Alonso va via e il suo team...
«Allora fu un problema di campioni, ora è solo di macchina. Abbiamo i lavori in corso. Anche avessi tre Alonso, due Schumi e quattro Raikkonen non cambierebbe nulla. Certo, abbiamo un pilota giovane, Kovalainen, che vale Hamilton. Ma quando un ragazzo debutta, se non trova una macchina perfetta - e noi non siamo stati in grado di dargliela -, paga rispetto ai piloti esperti».
E Alonso che patisce Hamilton?
«Alla fine il duello lo vincerà Fernando. Abituato da sempre alle Michelin, per lui il vero problema è che non riesce ancora a sfruttare a pieno le nuove gomme».
Perché l'ha lasciato andare via?
«Ha scelto nel momento in cui la Renault non era sicura su cosa fare da grande. Non potevo fermarlo. Ma troverò un altro Fernando. D’altra parte, faccio così da tempo: abbiamo scoperto grandi piloti, grandi tecnici; noi i Ross Brawn ce li facciamo in casa, mica li prendiamo dagli altri. Siamo una fucina».
E il suo futuro in F1?
«Resterò fino a che mi divertirò: intendo non solo nel team, ma nell’ambiente. Resterò fino a che sentirò di poter cambiare qualcosa, di poter lasciare una F1 più sana».
Molti ritengono che sarà lei l’erede di Ecclestone a capo della F1. Le interesserebbe?
«Se avessi la possibilità di incidere, ma qui è difficile, c’è troppa gente che non vuole cambiare. Quest’anno ci sono state gare sonnifero come a Montecarlo, qui è come in discoteca: c’è brutta musica ma la sala è piena. È chiaro che prima o poi il pubblico capirà che la musica non è bella. Qui servirebbe un dittatore illuminato che avesse la visione per i prossimi 15 anni».
Scusi, ma Ecclestone questa visione non ce l’ha?
«Però ha un limite di età. E comunque nessuno ti lascia completamente fare ciò che sarebbe necessario. In Gp2 (la serie da cui proviene Hamilton, ndr), dove io ed Ecclestone siamo dittatori illuminati, abbiamo creato qualcosa di fantastico: per cui costi bassi e grande spettacolo in espansione».
Lo scandalo del presunto sabotaggio in Ferrari?
«Non sta a me commentare la gestione di un altro team».
Le piace la coppia Raikkonen-Massa?
«Sono belli. Credo che andando via Michael, abbiano messo insieme il meglio sulla carta. E poi su Massa mi ero sbagliato: è molto bravo».
Con Felipe hanno adottato il metodo Briatore: scoperto giovane, messo sotto contratto e poi addestrato lontano dal clamore.
«Sì, sì. Però non è il mio metodo. È la logica. La semplicità. Il fatto è che in F1 molti, se hanno di fronte un cancello e una porta piccola, scelgono la porta piccola. Non si fidano delle cose semplici».
Prima o poi lo varcherà il cancello del calcio?
«L'ho detto spesso: non ci entrerò fino a che il calcio, che è anche un prodotto sociale, non riuscirà a vivere di quel che produce e la smetterà di essere un campo di battaglia dove la gente ci va con spranghe e catene».
Certo un altro mondo rispetto alla patinata F1.
«La verità è che nel calcio dovrebbero abolire le trasferte dei tifosi. La gente si deve guardare le partite a casa, nel proprio stadio con tanti bei maxischermi. Punto. Il problema della violenza finirebbe lì. Perché dobbiamo avere tremila poliziotti impegnati per 300 deficienti delinquenti che solo poco tempo fa, prima della tragedia di Raciti a Catania, avevano pure a disposizione i treni speciali?».
Lei cosa farebbe se i tifosi ricattassero la sua società: non facciamo i violenti, ma voi ci date biglietti per questo e quest’altro?
«Non esiste. Lo ripeto: abolendo le trasferte si risolve tutto. Tanto più che i tifosi che seguono la squadra vengono spesso trattati come animali nei recinti sugli spalti... È questo il messaggio che il calcio vuole dare alle nuove generazioni? Invece, con gli schermi negli stadi ecco che arriverebbero altre famiglie, ecco che molti si avvicinerebbero. Basta vendere i biglietti solo agli abbonati».
F1, calcio e l’amore: con Elisabetta Gregoraci tutto bene?
«Come tutte le storie deve maturare, deve avere buone basi e la coppia ci deve lavorare... diciamo che i lavori sono in corso».
Dopo vallettopoli, senza di lei, la Gregoraci sarebbe stata stritolata.
«È stata attaccata in modo bestiale. Questo è un tipico problema italiano. La verità è che non c’è nessuna protezione per il cittadino. Anche questo pm Woodcock che si occupa di re, di vallette, di gente a cui poi non fanno i processi...
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