(...) a Genova, dove ieri si è tenuta l'ultima delle 12 grandi selezioni per gli aspiranti reclusi di Cinecittà, molti hanno attraversato mezza Italia. Di liguri però ce ne sono tanti: da levante, da ponente e naturalmente dal capoluogo. Ci sono giovani, giovanissimi, ma anche tantissimi candidati che giovani non lo sono più da un pezzo. In tutto 500 persone circa, «in media con il resto nord Italia» spiegano gli organizzatori.
Eppure la maggior parte dei candidati ostenta semplicità: «Mi sono messa le prime cose che ho trovato nell'armadio» dichiara con charme la genovese Rosangela Bellamonte, decisamente over 40. E come non crederle? Calza un «improbabilissimo» paio di stivali bianchi fino al ginocchio, una super minigonna rosa chocking, perfettamente abbinata a cintura e una strizzatissima lupetto. Tutto rigorosamente di marca. Sempre la stessa, con tanto di scritta a caratteri cubitali. «Ho già lavorato con tanti registi e sono qui per tornare nel mondo che mi appartiene», dichiara disinvolta.
Mondo dello spettacolo, della moda, della bella vita. Mondo che tanti altri non conoscono, eppure inseguono con caparbietà. Tra questi: Sonia Bendaia, di origine tunisina, bellissima, 25 anni appena e già un figlio di sei da accudire. «Non mi preoccupo se dovessi essere scelta c'è la nonna, ma non ci credo, qui c'è gente che viene con il procuratore...». Con lei la sorella, entrambe in Italia da 18 anni, ballerine in Toscana e con un passato su alcune passerelle. Sonia non ha dormito, ma si è truccata. «Si vede che sono stanca? Perché se si vede è un casino, io voglio passare».
Tra i più sinceri Morgan Ivaldi, 34 anni, consulente di credito immobiliare per professione e per abbigliamento: scarpe chiare a punta, giacca di marca, camicia con doppio colletto e immancabile 24 ore. «La borsa però è bucata - precisa - io sono qui per disperazione. Sono simpatico, ambiziosissimo ed egoista, ma cerco senza compromessi soldi, fama e gloria».
Il cammino per farcela però, non è facile. Già la prima selezione è impietosa. I candidati a blocchi di trenta si sottopongono alle domande di due collaboratori Mediaset: cinque minuti al massimo per far semplicemente capire perché si è lì, e poi è la volta di un altro. Un altro aspirante, un altro numero. Quattro cifre in nero su uno sfondo giallo con scritto GF7, portate addosso da tutti i candidati. Un adesivo con numeri della speranza che qualcuno porta anche nel cuore, e che qualche altro, invece, si appiccica perfino sul fondo schiena: perché la fortuna bisogna cercarla, e magari esibirla, in tv si sa: «tutto fa brodo».
Numeri che vengono falcidiati: alla fine di certe tranche non viene selezionato nessuno.In altri turni, su 30, se ne salvano due, tre al massimo e via subito con la seconda prova. Al piano di sopra, di fronte a una telecamera, da soli, per cercare di far capire qualcosa di più sulla propria persona. Ad esaminarli c'è un'autrice del programma, Giulia Lapenna. «Non cerchiamo nessuno in particolare. Studiamo le persone, li guardiamo, talvolta li mettiamo anche in difficoltà, e se ci convincono passano direttamente alle selezioni di Roma. Altrimenti, se qualcuno ci incuriosisce, ma non ci convince, possiamo esaminarlo svariate volte». I primi sei a passare alla seconda prova sono tutti genovesi. «È un caso - spiega Lapenna - anche se i genovesi Filippo Romeo e Serena Garidda se li ricordano tutti».
Tra gli scartati, c'è chi la prende con filosofia e chi con un po di tristezza. Eppure molti non rinunciano, come il genovese Marco Guerra. «Settima edizione e settimo provino, ma questo è l'ultimo, lo giuro. Chissà, l'avevo detto anche l'anno scorso».
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