Truffa vip, il vice del Madoff dei Parioli rivela: "I clienti coperti coi nomi in codice dei loro cani"

Il broker Torreggiani: i clienti truffati da Lande? Non sapevo, e quand’ho saputo, era troppo tardi. Ma sui nomi in codice confessa di non sapere nulla: "Giravo solo gli assegni degli investitori, non conosco questi nomi. Posso immaginare che i conti cifrati erano dovuti a motivi vari"

Truffa vip, il vice del Madoff dei Parioli rivela: 
"I clienti coperti coi nomi in codice dei loro cani"

I clienti truffati da Lande? Non sapevo, e quand’ho saputo, era ormai troppo tardi. Si potrebbe riassumere così il pensiero, verbalizzato l’11 aprile scorso in procura a Roma, del broker Roberto Torreggiani, braccio destro del cosiddetto Madoff dei Parioli nella cui abitazione la guardia di finanza ha recuperato l’elenco completo delle 733 persone al centro del presunto raggiro messo in piedi da Gianfranco Lande. Al pm Tescaroli, Torreggiani ci tiene a separare la sua posizione da quella del Madoff de noantri: «Sulle società Eim solo leggendo l’ordinanza di misura cautelare sono venuto a conoscenza di diverse società costituite da Lande». Lui, Torreggiani, fa intendere di esser stato solo una pedina. Si è accorto che qualcosa non andasse solo nell’agosto del 2010 «quando sono stato allontanato da Lande in malo modo dopo che un cliente (il registra, ndr) Ruggero Deodato si presentò in ufficio per chiedere spiegazioni». Primi screzi con Lande, prime incomprensioni. E tutto si rompe. Licenziato. Torregiani rivendica la sua posizione in merito allo scudo fiscale («pensavo che offrisse la possibilità di avere una maggiore trasparenza, una regolarizzazione della posizione, un rapporto migliore col proprio capitale, pensavo fosse utile per riavere i capitali»). Ma nulla sa sui tanti soldi che mancano all’appello. Torreggiani, però, si tira fuori quando il pm gli contesta che su un conto intestato a Egp «erano presenti titoli per un valore di 70 milioni di euro e che tali somme sono state depauperate». Giura: «Non ne so niente degli affari di Lande, so che andava spesso al nord Italia ma non sapevo cosa facesse. Non so dove siano finiti tutti i soldi». Anche sulla presunta disparità di trattamento fra cliente e cliente, Torregiani va controcorrente: «Io trattavo tutti allo stesso modo. Era il cliente che veniva da noi, molti erano contenti, come il professor Alessandro Tella, che mi ringraziava per i guadagni percepiti». Sui nomi in codice, ovviamente, confessa di non sapere nulla. «Giravo solo gli assegni degli investitori, non conosco questi nomi. Posso immaginare che i conti cifrati erano dovuti a motivi vari. Castellacci (uno dei promotori finanziari di Eim, ndr) aveva dei clienti che avevano nomi vari. Ricordo che qualcuno si faceva chiamare come il loro cane».

Il broker si dilunga sulle minacce a mano armata che Lande ha ricevuto da personaggi calabresi. Eppoi confessa al pm che quest’interrogatorio è, per lui, un peso tolto dallo stomaco: «Ho sempre voluto questo incontro con la signoria vostra, per me è una liberazione».

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