Truffe in serie con i documenti del consigliere comunale

Truffe in serie con i documenti del consigliere comunale

Momenti di grande imbarazzo l’altro giorno alla stazione Moscova, quando i carabinieri hanno visto i documenti dal ladro appena arrestato. Scoprendo che si trattava di un consigliere comunale in carica. Imbarazzo dissolto solo quando un equipaggio si è recato a casa del «bandito» scoprendolo tranquillamente a casa insieme ai genitori. «Sono mesi che sono perseguitato da questo individuo» ha spiegato senza scomporsi il politico.
È infatti parecchio tempo che Arturo Flac, 48 anni, romano ma di fatto senza fissa dimora, usa le generalità del consigliere, per coprire la sua vera identità. Anche perché se lo acchiappavano si sarebbe dovuto fare quasi 4 anni di galera per varie sentenze passate in giudicato. Con quei documenti invece l’ha fatta franca a lungo, continuando la sua attività di «topo di studi medici». Il trucco era sempre lo stesso: chiamava come «signor Marchetti» e fissava un appuntamento poco prima della chiusura dello studio. Poi arriva leggermente in anticipo e, mentre attendeva il suo turno, una complice chiamava spacciandosi come cliente che aveva smarrito le chiavi in bagno. La segretaria del dottore andava a cercarle e al suo rientro non c’era più né Marchetti né denaro. In questo modo ha martellato gli studi di Como, Pavia, Chiavari, Genova, Mondovì, Cuneo, Biella e ovviamente Milano, dove si era specializzato in «ginecologici». Presso i quali chiamava per conto della «moglie».
Alla fine è stato tradito dalla sua abitudinarietà. Infatti quando alla quarta denuncia di furto tutte da ginecologi del centro, i carabinieri di Moscova hanno diramato una sorta di «allarme» a tutti gli studi medici affinché avvertissero appena si faceva vivo il signor Marchetti. Così dopo un quinto colpo da 8mila euro, è arrivata la conferma: aveva chiamato un grosso studio di ginecologia. I carabinieri hanno piazzato una giovane marescialla tra le clienti e quando il ladro ha allungato le mani sulla cassa se le è trovate strette nelle manette. In caserma ha esibito la famosa carta d’identità intestata al consigliere comunale, poi scoperto il trucco ha rifiutato di dire il suo vero nome.

Con il quale lo attendevano infatti quasi 4 anni di galera. Difficile anche prendergli le impronte digitali, aveva coperto i polpastrelli di vinavil per alterarne le linee. Tutto inutile, il signor Marchetti è finito al fresco, per scontare le condanne, vecchie e nuove.

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