Roma

Un tuffo «a petto d’angelo» nel 2008

Un tuffo nel Tevere per tre coraggiosi. Hanno salutato il 2008 tenendo tutti col fiato sospeso, lanciandosi in acqua da 20 metri di altezza. Tradizione rispettata anche quest’anno con il salto dalla balaustra di ponte Cavour a mezzogiorno in punto per i tre Mister Ok della capitale: Giuseppe «Maurizio» Palmulli, 55 anni, Marco Fois, 42 anni, e il siriano Karin di 40 anni. Un passaggio del testimone per lo stuntman professionista Aldo Corrieri, da sempre accanto ai primi due nell’impresa, che ha rinunciato. Al suo posto, dunque, il siriano che si è tuffato per primo. Temperature proibitive (poco più di 5 gradi in acqua), fondale entro i limiti di sicurezza (meno di 4 metri di profondità) e una tramontana che tagliava come una lama, hanno reso il gesto eroico. Karin ha confessato di essere molto emozionato, ha esitato qualche istante poi, al boato del cannone del Gianicolo, si è buttato «a candela». Una scelta sbagliata che è costata all’uomo, al momento dell'impatto, una sonora schienata fortunatamente senza conseguenze. Poi è stata la volta di Marco Fois, ex bagnino ora barista a Porta Maggiore, entrato in acqua dopo un’elegante capriola. La conclusione a Palmulli con il suo volo «a petto d’angelo», per lui il ventesimo della serie. Centinaia di curiosi, romani e turisti, assiepati sui due lati del lungotevere e sulle scalinate dei muraglioni. «Una scommessa contro i pericoli e le insidie che porta il fiume - spiega Palmulli - a cominciare dai rami trascinati dalla corrente o dalla temperatura». Solo il responso dell’ecoscandaglio, gettato nel punto d’entrata in acqua dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco, ha sciolto ogni dubbio e i tre si sono lanciati nel vuoto. «Difficile risalire in superficie - continua Palmulli -. Io sono cresciuto prima sul lago di Albano poi sulla spiaggia di Ostia ma lo sforzo per evitare il fondale è pazzesco». Una sfida estrema che prevede un allenamento di mesi. Il metodo? «Un’ora di corsa tutti i giorni all’interno della pineta di Castelfusano - spiega Palmulli -, la sera di San Silvestro cena spartana e a letto subito dopo la mezzanotte». Tutto per mantenere in vita una leggenda, quella inaugurata nel 1946 dal belga mister Ok, al secolo Rourkey O’Neill. Un atleta entrato di diritto fra i miti della città eterna, emulato negli anni Sessanta dal trasteverino Spartaco Bandini. Nato a Roma ma lidense d’adozione, Giuseppe (per tutti è Maurizio) da piccolo era affascinato «da quello straniero che nuotava nel nostro fiume e d’inverno faceva il bagno a mare». Assistente di salvataggio al primo Cancello di Castelporziano e arbitro federale, Palmulli, che ha cinque figli, vive a Dragona (Acilia), dove trascorre la maggior parte del tempo libero ad allenare ragazzini appassionati di calcio. «Mi hanno operato da poco al setto nasale - racconta -, e tolto 20 punti di sutura una settimana fa per cui quest’anno ero davvero indeciso. Ma quando sono arrivato in Campo Marzio non ho resistito».

Il ventesimo volo d'angelo lo dedica ai medici e agli infermieri del San Camillo che lo hanno operato e a tutti i loro colleghi d’Italia.

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