Tumore al polmone: nel Lazio record d'incidenza e mortalità nelle donne

I massimi esperti del settore riuniti per due giorni nel convegno all'Istituto Regina Elena

Il Lazio è la prima Regione per tassi di mortalità e incidenza da tumore del polmone tra le donne. Anche per questo l'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) ha partecipato al programma internazionale Early Lung Cancer Action (I-ELCAP), promosso dalla Cornell University di New York, per la prevenzione del tumore del polmone, che si stima colpisca più di 32.000 persone ogni anno in Italia, oltre 3.400 solo nel Lazio. Questi dati, insieme alle più importanti iniziative scientifiche di ricerca e innovazioni biomediche a sfondo diagnostico-terapeutico, sono i temi affrontati nell'ambito del convegno «Bersaglio polmone: i biomarkers in oncologia polmonare: prospettive di integrazione diagnostico-terapeutiche-2° Corso Nazionale» che si è svolto ieri e oggi all'IRE e ha visto la partecipazione dei maggiori esperti e ricercatori a livello nazionale.
«Negli ultimi anni l'incidenza del tumore del polmone è in diminuzione tra gli uomini mentre si registra una crescita nelle donne - afferma il professor Francesco Cognetti direttore dell'oncologia medica dell'IRE - almeno in parte spiegabile con un aumento del vizio del fumo tra il gentil sesso. Nel Lazio le stime dell'Iss indicano un tasso grezzo di mortalità di 30 decessi ogni 100.000 donne in un anno. Un numero elevato rispetto alla media italiana di 20. Se correggiamo i dati per l'età, abbiamo un tasso di 17 decessi in Lazio. Per l0incidenza in regione il tasso grezzo è 39 casi all'anno su 100.000 donne, quello corretto per età 23, contro le medie nazionali che sono 25 e 14 rispettivamente, numeri elevati per i quali dobbiamo ancora individuare le cause più plausibili e accertabili». «Ma soprattutto dobbiamo prepararci ad affrontare la sfida che questi indicatori epidemiologici ci pongono - aggiunge Cognetti - e cioè quella della diagnosi precoce e del miglioramento delle attuali terapie e di quelle più innovative». «Sul primo fronte - continua Cognetti - il programma I-ELCAP in attesa dei risultati degli ampi studi randomizzati in corso, non consente ancora di applicare la TC spirale come screening sulla popolazione per trovare precocemente il tumore del polmone, quando è ancora operabile e resecabile con buone probabilità di arrestare almeno temporaneamente la malattia ed è da considerarsi una metodica utilizzabile solo negli studi clinici e non come screening generalizzato così come oggi si fa per altri tumori come quelli a seno, prostata e colon retto».
Assieme ai programmi di studio sulla diagnosi precoce, oggi è possibile anche somministrare farmaci che producano disassuefazione al fumo: all'IRE è in corso uno studio, in collaborazione con l'Istituto Nazionale Tumori e l'Humanitas di Milano, su forti fumatori con una duplice strategia: diagnosi precoce con TC spirale e somministrazione della vareniclina, molecola che produce disassuefazione. Il congresso è particolarmente incentrato sull'aspetto oggi più moderno del trattamento del carcinoma del polmone, l'integrazione tra le conoscenze bio-molecolari della progressione tumorale e l'utilizzo dei farmaci a bersaglio molecolare che agiscono su specifici target cruciali per la trasformazione neoplastica. «Probabilmente su questo fronte si sono registrate le più importanti innovazioni - spiega Cognetti - che dall'ambito della ricerca si sono trasferite, in pochi ma rilevanti ambiti, alla sfera terapeutica. Se pochi anni fa i tumori del polmone non a piccole cellule venivano trattati tutti nello stesso modo a parità di stadio di malattia, oggi invece, grazie alle fondamentali acquisizioni sui pathways preferenziali di crescita di alcuni istotipi, i pazienti accedono a differenti opzioni terapeutiche in stretta correlazione con il corredo genetico-molecolare della loro specifica malattia, usufruendo così di una vera e propria terapia personalizzata». Ad esempio, come sottolinea il professor Giorgio Scagliotti dell'Università di Torino, co-chairman del congresso, una percentuale compresa tra 10 e 30 per cento dei pazienti colpiti da tumore del polmone esprime alterazioni nell'espressione del gene dell'epidermal growth factor receptor (EGFR), recettore di superficie del fattore di crescita, alterazioni che rappresentano uno dei messaggi biochimici per la proliferazione delle cellule cancerose. In media nel 20 per cento dei pazienti questo oncogene è alterato (mutato), ed è contro esso che in linea di massima è possibile intervenire con molecole che interagiscono con EGFR e con altri fattori coinvolti nel processo di diffusione del tumore, bloccandone così la crescita incontrollata. «Tale approccio terapeutico - prosegue Scagliotti - ha dimostrato in alcuni studi condotti in Asia di incrementare in maniera significativa la sopravvivenza senza progressione di malattia nei pazienti con questa caratteristica bio-molecolare». «L'identificazione di sottogruppi di pazienti con apparente medesima patologia ma con caratteristiche bio-molecolari peculiari - conclude Cognetti - rende possibile l'attuazione di una gestione razionalizzata delle terapie a bersaglio molecolare, proponendole solo a quei pazienti che veramente ne beneficiano in maniera significativa. Ciò risponde all'obiettivo scientifico, terapeutico, etico e consente di razionalizzare la spesa farmaceutica, così in discussione oggi per l'introduzione di queste nuove molecole.

L'identificazione alla diagnosi di fattori predittivi bio-molecolari, rappresenterà perciò il momento cruciale per la caratterizzazione biologica del tumore specifico di quel paziente, consentendone un trattamento personalizzato».

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