da Torino
Stasera, davanti ai duecentomila spettatori del debutto torinese del Festivalbar (su Italia 1 alle 21), ci sarà anche lei e «mamma mia come mi sono emozionata». Kt Tunstall canta Black horse & the cherry tree, che è il brano più trasmesso dalle radio di mezza Europa. Metà irlandese e metà cantonese, è stata adottata da una famiglia scozzese e «sono contenta di essere arrivata a 29 anni con tutte queste esperienze. Mio padre è un fisico, mi portava tutti i giorni all’Osservatorio». E forse per questo lei ha intitolato il suo primo cd Eye to the telescope: «Ho sempre voluto andare a fondo, studiare bene la vita».
Ha scelto il momento giusto: le recensioni sono entusiaste.
«Alla mia età è meno facile sbagliare. Si hanno standard più alti, molti errori sono già stati messi alle spalle».
E i suoi genitori?
«Hanno ascoltato più musica in questi due mesi che in tutta la loro vita. Però quando mia mamma è venuta alla festa di presentazione del disco, si è divertita così tanto che gli agenti della sicurezza alle 3 di notte volevano mandarla via».
La seguiranno anche in tournée?
«Può darsi, a settembre verrò a suonare in Italia, che loro amano molto».
Quali dischi si porta in valigia?
«Quelli di Tom Waits e di Carole King, sono loro che mi hanno cambiato la vita. Io ho iniziato a suonare il piano a sette anni, ma lo facevo solo da studente.
Però in Italia ha esordito al Festivalbar, il tempio della musica estiva, commerciale.
«Qui tutti hanno cantato dal vivo, c’è molta professionalità. E la musica ha bisogno di queste platee per farsi conoscere».
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