La Turco paga Slow Food per abolire il brodino in corsia

da Milano

L’idea fissa è la fine del brodino e della mela cotta. Il sogno di un pasto da gourmet in ospedale per il ministro della Salute, Livia Turco, non è un’utopia. No, se a dare una mano, con una consulenza è Slow Food, l’associazione voluta e creata da Carlo Petrini, esperto di cibo di qualità e però anche uno dei 45 fondatori del Partito democratico.
L’accordo è fatto: protocollo d’intesa firmato. Il patto con Slow Food da parte di «Guadagnare Salute», il progetto con cui la Turco vuole migliorare la vita dei malati di tutta Italia. Il cibo fa parte della strategia, dicono al ministero. E aggiungono: «Slow Food è stata scelta perché è unanimemente riconosciuta come un’associazione che fa della qualità il suo fiore all’occhiello». La consulenza sarà retribuita, come conferma Cesare Fassari, portavoce del ministro. Quanto non si sa, perché il progetto ha durata di tre anni e solo alla fine si faranno i conti.
Si partirà con quindici strutture campione delle quali si studierà la situazione della ristorazione. Nella fase successiva i dati raccolti verranno elaborati e da essi verrà elaborato un modello «buono, pulito, giusto» che verrà sperimentato in alcune realtà ospedaliere. Solo alla fine della sperimentazione, il modello verrà divulgato con lo scopo finale di applicarlo al più ampio numero possibile di strutture ospedaliere.
Toccherà alle aziende sanitarie locali fare il resto. I soldi per il cibo negli ospedali li dovranno mettere loro, come fanno oggi. Il ministero, però, si augura che passi la linea della qualità. Oggi - dice il ministro - gli appalti sono molte volte assegnati con la logica del prezzo più basso, senza particolare attenzione alla qualità del prodotto; vogliamo, invece, gare d’appalto che puntino al miglior rapporto costo-qualità». Un’impresa complicata, se si considera che sono oltre 240 milioni i pasti serviti ogni anno negli ospedali italiani.

Il progetto sta molto a cuore alla Turco: «A volte sono le piccole cose che cambiano il senso della dignità della vita, soprattutto in ospedale, e anche la migliore delle strutture ha bisogno di essere attraversata da ondate di calore umano».

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