Un'azienda cinese di Prato ha risarcito - e sarebbe il primo caso in Italia - una dipendente cinese che il 19 gennaio scorso aveva fatto vertenza al proprio datore di lavoro rivolgendosi alla Cgil della città tessile. La giovane operaia, Chen Mei Xiu, aveva trovato il coraggio di denunciare i turni massacranti, anche di 15 ore al giorno, dopo che il titolare l'aveva licenziata in tronco in seguito al suo desiderio di avere un permesso di un mese per tornare in Cina da sua figlia. Il risarcimento ammonta a 1.500 euro.
Le irregolarità riscontrate dall'Ufficio vertenze della Cgil erano numerose: dalla «lunghezza abnorme» dell'orario di lavoro, all'assicurazione part time che «non corrispondeva assolutamente ai dati di fatto e alle modalità di calcolo della retribuzione». Fino ad oggi l'azienda si era sempre rifiutata di accettare ogni trattativa che la Cgil le aveva proposto. Per questo il sindacato si era rivolto alla Direzione Provinciale del Lavoro. Questa mattina, in quella sede, è stata operata una mediazione che ha avuto risultato positivo per l'operaia.
L'azienda le ha riconosciuto la corresponsione di una somma di denaro a titolo di transazione «al solo scopo - come ha dichiarato il titolare cinese - di evitare una lite di giudizio». A giudizio di Giovanni Piras, il sindacalista della Cgil che ha trattato il caso, la somma ottenuta nella transazione non è una vittoria completa: «Tuttavia - spiega Piras - data la situazione di partenza e l'assoluta rarità, se non unicità, della vicenda, la conclusione deve ritenersi sicuramente soddisfacente.
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