Le tute blu bloccano gli aerei per un incontro già fissato

(...)Quelli della Fincantieri, quelli che da giorni presidiano lo stabilimento di Sestri Ponente per protestare contro il piano di riorganizzazione e contro l’accordo separato, siglato tra azienda, Fim e Uilm che secondo la Fiom Cgil prevede cassa integrazione per tutti i dipendenti e uno stanziamento per quest’anno di appena 400mila euro. Nessuna certezza invece per il lavoro e per il futuro occupazionale.
La protesta, dunque. Si comincia poco prima delle nove, quando un centinaio di operai decidono di muoversi verso l’aeroporto Colombo. Manganaro è con loro a dar manforte e appoggiarli in tutto e per tutto. Poche parole, chiare e la linea è decisa: «La situazione sta diventando insostenibile, se per avere un incontro con il governo bisogna fare i matti, allora faremo i matti». Così sia. Alle 9.30, 150 tute blu entrano nell’atrio dello scalo genovese, stendono lo striscione all’ingresso degli imbarchi e bloccano gli accessi. «Certezze per il futuro del cantiere di Sestri Ponente», «Ieri con Tremonti, oggi con Monti, domani sotto i ponti». Il direttore dello scalo, Paolo Sirigu prova a mantenere la calma e cerca di dire che sì, andrà tutto bene, non ci saranno disagi e che le operazioni di imbarco sono regolari. Ma il tempo passa, gli operai non hanno alcuna intenzione di mollare la presa. Almeno fino a quando non avranno la certezza assoluta dell’incontro con Passera. Ma oltre alle loro ragioni, ci sono anche quelle di tutti gli altri: genovesi, turisti, gente che parte chissà magari proprio per un colloquio di lavoro importantissimo. Esigenze sacrosante, legittime, che hanno il diritto di essere rispettate così come qualsiasi altra scadenza di qualsiasi altra persona, lavoratore, pensionato, bambino che sia. E invece non è così. Alle 12.30 dopo un’attesa di oltre un’ora, il volo per Roma decolla dal Colombo con a bordo soltanto 9 persone, le altre 71 restano a terra. Non sono riuscite ad oltrepassare i varchi della partenza prima che gli operai della Fincantieri si mettessero di traverso. Poco dopo anche la direzione dell’aeroporto s’arrende e annuncia che si stanno attrezzando con i pullman per trasferire i viaggiatori a Linate e Pisa. Un caos.
Mentre fuori, come se non bastasse, i tassisti decidono di essere solidali con le tute blu e per quindici minuti proclamano uno sciopero. «Siamo con voi e con la vostra lotta», dicono stringendo la mano agli operai. D’accordo, ma ai viaggiatori chi ci pensa? Chi mostra loro un accenno di solidarietà per il tempo perso, per le occasioni mancate, per il disagio, per i soldi di un biglietto volati via in un paio d’ore? «Le forze dell’ordine non avrebbero dovuto far entrare i lavoratori. È assurdo - sbotta un viaggiatore - che un gruppo di persone possa bloccare un aeroporto. Qui c’è gente che deve andare a lavorare e non si capisce perché questi lavoratori debbano impedirci di partire». Anche perché l’occupazione dell’aeroporto è un atto illegale, un reato. Interviene persino la Commissione garanzia sugli Scioperi da Roma per chiedere al prefetto di Genova di tutelare i diritti costituzionali degli utenti. Ma non c’è niente da fare, al Colombo è il giorno della protesta, e guai a fermarla.
Non basta nemmeno la promessa della senatrice del Pd, Roberta Pinotti a rassicurare gli animi della Fiom alla testa della protesta, sull’incontro con il ministro Passera. Ci vuole la convocazione ufficiale del tavolo con il governo che arriva nel pomeriggio, come una benedizione. Riunione che però assicura il ministero era già in programma, non solo, scrive il Mse «la convocazione è partita ieri, indirizzata ai sindacati nazionali perché riguarda l’intero gruppo della cantieristica». Poco dopo, nel coro dei politici che difendono le ragioni degli operai, le segreterie Cisl e Fim Cisl di Genova mandano in rete la loro nota.

«Non si giustificano atti di protesta così estreme per ottenere un incontro con Passera, che si sapeva che ci sarebbe stato la prossima settimana».
Sono le 16 passate, gli operai scendono dalle barricate. Ci sono volute sette lunghissime ore.
Giulia Guerri

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