Tutta colpa della febbre Ferrari

di Benny Casadei Lucchi
Meglio così. Jarno sulla Caterqualcosa sarebbe stato il replay del triste e recente passato. Meglio così. Ci siamo evitati la sgradevolezza di osservare uno splendido pilota correre come Fred Flinstone degli Antenati portandosi la macchinona addosso e zampettando a piedi nudi. Perché più o meno questo era ed è la Caterqualcosa. Una non macchina.
Meglio così. Anche se era dal ’69 che non ci ritrovavamo senza nostri ragazzi nel Circus. Ora si dice colpa della crisi, della recessione, colpa degli sponsor che si ritirano. Tutto vero, ma vero in parte. Perché gli inglesi corrono e corrono i francesi e corrono i tedeschi e nascono i Vettel e non è detto che il transalpino Grosjean che ha un posto sia meglio di Trulli che l’ha perso. L’italiano in F1 non c’è più perché in fondo non c’è mai solidamente stato e anche quando si sbandierano i 14 piloti del 1990 ci si dimentica che a parte rare eccezioni erano solo comparse.
Colpa della Ferrari, colpa di noi media, colpa dei tifosi, colpa di questa splendida febbre che ci ha preso tutti. Una febbre rossa con cui siamo nati e cresciuti, una febbre che neanche ce ne accorgiamo ma provoca le visioni e allora non sentiamo il bisogno di avere nostri piloti perché ci convinciamo che Mike Hawthorn fosse italiano e che John Surtees fosse un ex centauro romagnolo prestato alle auto. Che Niki Lauda fosse un rampollo di famiglia milanese ex asburgica e Gilles Villeneuve un valdostano col pallino dei motori e Schumacher un walser della Val D’Ossola e Alonso un italiano doc da dieci generazioni. Una febbre che in altri Paesi non hanno e non avevano e per cui ci sono più voglia e denaro per far sbocciare giovani, per cui c’era la Cooper, c’era la Lotus, c’è la McLaren ma c’erano e ci sono anche i Clark, gli Stewart, gli Hamilton. Paesi dove gli sponsor sono più disposti a investire sulla carriera di un giovane talento, mentre da noi o non lo fanno o lo fanno svogliatamente perché sanno che l’attenzione è tutta altrove.


L’italiano Patrese fischiato ad Imola 1983, l’italiano Patrese che finisce nelle barriere quando si avviava a vincere, l’italiano Patrese fischiato e schernito dagli italiani tifosi felici di vedere vincere al suo posto Tambay su Ferrari è la misura esatta di questa febbre. Non a caso Trulli per sbocciare era dovuto emigrare in Germania.
Colpa della Ferrari. Colpa nostra. Colpa dei tifosi.

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