Tutti in campo per la Regione (pensando a Palazzo Marino)

Si vota per il futuro della Lombardia, ma in ballo c’è anche Milano. La partita fra Pdl e Lega deciderà il candidato alle Comunali 2011

Un voto per la Regione. Ma pensando anche al Comune, dove si vota tra appena un anno. Due appuntamenti ravvicinati per Milano che inevitabilmente finiscono per contaminarsi. Rendendo inevitabilmente il voto di oggi e domani una prova generale. Un messaggio a partiti e leader che dovranno decidere candidati, alleanze e strategie. Per ora, sul tavolo c’è solo il gran rifiuto di Filippo Penati, lo sfidante di Roberto Formigoni che dopo aver perso l’estate scorsa il duello per la Provincia con Guido Podestà, si avvia a una nuova sconfitta. A chi dice che la sua sia solo una volata lunga per l’assalto a Palazzo Marino nel 2011, lui giura e rigiura che quella non sarà sfida per lui. Anche se un risultato positivo per il Pd (o perlomeno non negativo come sarebbe stato solo pochi mesi fa) potrebbe convincere Bersani, di cui Penati è il coordinatore nazionale della segreteria, a candidare il suo fedelissimo. Si vedrà. Anche perché in panchina c’è sempre il nome forte del direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli, già tentato l’altra volta. Mentre fa capolino anche un altro prestigioso direttore di quotidiano.
Per ora a fioccare sono soprattutto le candidature leghiste. È chiaro che, praticamente scontata la rielezione di Formigoni, i dati di lunedì dovranno raccontare lo scarto a Milano città tra i due schieramenti. Lo stato di salute del Pd che influenzerà non poco la decisione del candidato per il prossimo anno, ma anche i rapporti interni al centrodestra. Come sempre alla vigilia del voto la Lega alza i toni. Facendo più il partito di lotta che di governo. Un metodo ormai collaudato per rastrellare consensi agli alleati inchiodati ai programmi di Regione, Comune e Provincia. Ormai un monocolore azzurro. «È come se la Lega - si lascia andare un colonnello del Pdl - ci facesse tenere fermi da qualcuno e poi menasse cazzotti. Un giochino che deve finire». E con Ignazioa La Russa che promette di mangiarsi «un asino vivo» se la Lega supererà il Pdl. Ma l’ordine di Umberto Bossi ai suoi è abbassare i toni e dare una mano a Letizia Moratti. Anche se è poi il primo a non mantenere l’impegno. Solo ieri su Repubblica c’era un titolone con il senatùr che chiede per sé il posto di sindaco. Era dopo un comizio, era sera tardi e le chiacchiere fluivano svelte al tavolo di un ristorante della bergamsca. Ma il messaggio era chiaro. Bossi sindaco e Giancarlo Giorgetti, suo delfino e oggi presidente della commissione Bilancio della Camera, assessore. Ovviamente al Bilancio. Un boutade per riscaldare i suoi? Probabile. Ma alla Lega sono convinti di fare il pieno di voti e, da lunedì, di poter trattare i propri posti a Palazzo Marino con ben altra forza. Difficile pensare a un Bossi sindaco. Ma un colonnello di via Bellerio rivela il piano di un Giorgetti al posto della Moratti. Schivo ma influente, piace anche al ministro Giulio Tremonti e potrebbe vantare rapporti privilegiati con i ministeri economici e il mondo bancario e finanziario. Le alternative? Salgono le quotazioni di Paolo Del Debbio.

Ideologo della prima ora in Fi, assessore «intelligente» della giunta Albertini e oggi tornato molto in auge anche a Palazzo Grazioli. Avvisi di sfratto alla Moratti sono anche le ultime uscite pubbliche dell’ex Gabriele Albertini. Ma il padrone di casa sono ancora gli elettori. E con il voto di oggi e domani diranno cosa ne pensino.

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