Roma - Compito di un quotidiano è riportare notizie e proporre opinioni. Due giorni fa il Giornale ha segnalato che, sulla base dei rendiconti pubblicati in Gazzetta Ufficiale, vi sono analogie tra la gestione degli immobili di Alleanza nazionale, presieduta da Gianfranco Fini, e quella dei Ds e dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Ieri sempre il Giornale ha ricordato, testi alla mano, come l’atto costitutivo dell’Udc nel 2002 delineasse chiaramente «un nuovo soggetto politico alternativo alla sinistra» e come quei principi fossero stati traditi da Pier Ferdinando Casini.
Le notizie hanno suscitato reazioni diverse. Alcuni esponenti della «vecchia» An sono rimasti piccati. Molti quotidiani hanno proposto le più varie letture e interpretazioni dietrologiche di una libera e legittima scelta editoriale: raccontare che cosa ne è e cosa ne sarà degli immobili di An. Il viceministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, da sempre vicino al presidente della Camera, ha fornito una propria versione: «Tutto quello che dice Feltri è falso. Il suo Giornale incita alla guerra civile nel Pdl», ha dichiarato alla Rai, durante la trasmissione di Radio2 Un giorno da pecora nel corso della quale ha cantato Bandiera rossa e, invitato a spostarsi più a sinistra di Fini, ha espresso la propria opinione su alcuni argomenti di varia attualità.
«Sono favorevole a che sia consentita la pillola del giorno dopo. Nelle scuole consiglierei i profilattici. Sono favorevole all’insegnamento dell’Islam nelle scuole», ha detto. Almeno Pier Ferdinando Casini l’ha presa con fair play. «Io credo a dei princìpi e uno di questi, sacrosanti, è la libertà di stampa. Feltri mi attacca? Viva Feltri!». Certo un conto è argomentare sul co-fondatore del Pdl e un altro di un oppositore a Regioni alternate, ma la sostanza è la stessa: c’è una notizia. Eppure per il Corriere della Sera, il Pdl «scarica» Feltri «l’anti-Fini».
Repubblica ha parlato di una «rissa con il Pdl» mescolando le invettive dei finiani di FareFuturo Webmagazine con «l’incomunicabilità di fondo» tra Silvio Berlusconi, inquilino di Palazzo Chigi, e lo scranno più alto di Montecitorio. Il giornale fondato da Eugenio Scalfari ha poi intervistato il vicecapogruppo alla Camera del Pdl, Italo Bocchino, da sempre su posizioni vicine a Fini: «Se si rompe la coppia Berlusconi-Fini, va a rotoli tutto il progetto, tutto il partito». Il presidente della Camera non può essere «emarginato per il consenso di cui gode nel Paese, per il peso nel partito, per la presenza di parlamentari a lui vicini».
Da una parte una notizia: il consistente patrimonio di An. Dall’altra l’ipotesi dello scisma. Ipotesi alla quale ha dato credito pure la Stampa sottolineando che «il Pdl difende Fini dagli attacchi di Feltri», ma soprattutto che «An si ricompatta». Osservazioni accompagnate da un box intitolato «La campagna del Giornale» nel quale sono state estrapolate le argomentazioni polemiche del direttore nei confronti di Gianfranco Fini. È opportuno tuttavia ricordare che proprio questi tre quotidiani hanno evidenziato nei mesi scorsi come la costituzione di una Fondazione per rilevare il patrimonio di An non fosse del tutto consonante con la creazione di un nuovo soggetto politico.
Ieri, però, per usare le parole del Fatto Quotidiano, era tutto un «Feltri punta Fini, La Russa lo fulmina». Fatte fuori le notizie, restano solo i mal di pancia. E le delicatessen del Riformista che non solo ha dedicato al Giornale l’apertura di prima pagina («Non ci resta che Feltri») nonché la seconda e la terza, ma pure il corsivo di Fabrizio d’Esposito dal gusto un po’ osé («Il punto G è solo immaginazione. Adesso Berlusconi si accontenta con Feltri»). I fedelissimi del quotidiano diretto da Antonio Polito ieri hanno potuto, o dovuto, sorbirsi annotazioni del tipo «Feltri è un cavallo di Troia nella pancia del centrodestra», «si è trasformato nel Khamenei dell’ortodossia berlusconiana».
Le notizie non esistono, ci sono solo ayatollah. Però sul Riformista il mujahid finiano Granata ha informato l’universo mondo che «se non sarà possibile trovare forme di sintesi politica nel centrodestra, bisognerà cercare nuove sintesi oltre la vecchia dicotomia destra-sinistra». D’altronde, in terza pagina è presentato il «piano B» di Fini: gruppo autonomo alla Camera e al Senato dopo le Regionali. Almeno, il Giornale l’ha detto in tempi non sospetti che il Pdl a qualcuno sta un po’ stretto. La conferma arriva dal quotidiano che non è «del» Pdl, ma è «nel» Pdl. Il Secolo diretto da Flavia Perina ha pubblicato in prima una foto di Vittorio Feltri, titolo «Fermiamo gli sfascisti». Quattro pagine per confutare gli argomenti del Giornale: articolessa contro Marcello Veneziani che «fa il leghista in odio a Fini» che ha avuto il merito di aver arginato le pretese della Lega che fino a prova contraria del Pdl è alleata.
Megaeditoriale del direttore per spiegare che i rilievi mossi al candidato governatore del Lazio Renata Polverini sono un «tentativo di impedire l’emersione di uno schema nuovo» con una «battaglia di retroguardia». Lettera del ministro La Russa ripresa pressoché integralmente per affermare che Feltri è il «Santoro del Pdl», copyright di Donato Lamorte.
La vera sintesi l’ha fatta ieri sera un altro finiano «doc», Carmelo Briguglio: «Scommetto pascalianamente in un’intesa tra Berlusconi e Fini, altrimenti la politica finirà per separarne il destino». Torniamo al Giornale dell’altroieri: Fini come Di Pietro, dunque? La Fondazione partirà, il «piano B» c’è, la differenza è che l’ex pm non ha mai fatto la fusione promessa al Pd.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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