Escluso lintervento delle truppe di terra, avanti coi raid fino a che gli uomini di Gheddafi non si ritireranno e il raìs non lascerà il Paese. Ma soprattutto via ai finanziamenti agli insorti. I ribelli saranno foraggiati dalla comunità internazionale impegnata nella lotta al colonnello. Lo ha stabilito il gruppo di contatto sulla Libia riunito ieri a Doha. «I partecipanti concordano che un meccanismo di finanziamento temporaneo potrebbe fornire al Cnt (Consiglio transitorio) e alla comunità internazionale un modo di gestire le risorse per le necessità finanziarie a breve termine e i bisogni strutturali della Libia», si legge nel comunicato finale. E il ministro degli Esteri Franco Frattini conferma: «Serve un meccanismo finanziario, da studiare con attenzione a livello legale, per mettere a disposizione del Cnt le risorse necessarie per la sopravvivenza».
Daltra parte i ribelli chiedono sostegno, materiale e militare. Il ministro degli Esteri del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi, Ali al Issawi, ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché intensifichi i bombardamenti contro le forze di Gheddafi. «Abbiamo bisogno di più protezione per i civili» ha dichiarato Issawi. Subito, a confermare le tragiche cifre di unemergenza umanitaria, è arrivato lallarme del segretario generale dellOnu, Ban Ki-moon: «Circa 3,6 milioni di persone» potrebbero aver bisogno di aiuto umanitario in Libia. Un quadro poco confortante, confermato anche dal leader della Farnesina Frattini: «Misurata è una città martire, un disastro, una strage». Per questo gli aiuti umanitari sono «una priorità, riconosciuta durante il vertice di Doha».
Intanto la Nato si difende dallaccusa di essere andata troppo a rilento nelle operazioni: «Abbiamo mantenuto un ritmo operativo molto elevato», ha spiegato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, specificando che «le operazioni finiranno quando cesserà di esistere la minaccia per i civili».
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